UN'ULTIMA FRASE {2007}

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GENNAIO

« Non sarei mai dovuto passare dagli Scotch ai Martini. »

Humphrey DeForest Bogart (Bogey, Bogie) attore

A. New York ¦Sloans Maternity Hospital¦, 25.12.1899 13:30

Ω.  Los Angeles—Holmby Hills ¦232 South Mapleton Drive¦, 14.01.1957 02:10

 cancro all'esofago  link

Nel Gennaio 1956, dopo la lavorazione del film The harder they fall [“Il colosso d'argilla” in Italia], Bogart accettò di farsi visitare in ospedale. Da vari mesi presentava dei malesseri: forte perdita di peso (circa 14 kg), difficoltà ad inghiottire e tosse (frequente, parossistica anche per mezz'ora). Gli esami emisero un verdetto tremendo: cancro all'esofago, sicura conseguenza di alcool ed almeno un pacchetto di sigarette al giorno. Solo nel suo film più famoso, “Casablanca” del 1942, il personaggio da lui interpretato fuma dieci sigarette nei primi 45’! In quel film, come in tanti altri di quell'epoca, mai si vedeva una donna fumare; al massimo poteva tenere una sigaretta (con filtro) accesa e già mezza fumata. Il 1° Marzo 1956 Bogart fu sottoposto ad un'operazione chirurgica lunga nove ore e mezza dove gli furono asportati l'esofago e due linfonodi. Nonostante questo, l'attore proseguì a fumare: non le sue amate Chesterfield ma sigarette con filtro... Grazie alla chemioterapia riguadagnò un po' di peso, ma poi ebbe metastasi ai polmoni e allo stomaco. Una successiva radioterapia non portò ad alcun miglioramento. Gli ultimi mesi li passò con la moglie Lauren Bacall (1924-2014) [sposata nel '45] e gli amici sulla sua barca Santana e nella villa al 232 South Mapleton Drive di Holmby Hills.

FEBBRAIO

« Mozart! Mozart! »

Gustav Mahler maestro di orchestra e compositore

A. Kaliště ¦casa natale¦ (Boemia) [allora Impero austro-ungarico; oggi Repubblica Ceca], 07.07.1860

Ω. Vienna ¦sanatorium “Anton Löw”¦, 18.05.1911 23:05

 infezione da streptococco al cuore/endocardite  RIP link

Il compositore aveva il cuore malandato forse a causa di una febbre reumatica. Anche la morte della primogenita nel 1907 potrebbe aver giocato un ruolo determinante. Nell'inverno 1910 Mahler tornò per la terza volta in America dove avrebbe diretto sessanta concerti con la Filarmonica di New York. Il 21 Febbraio 1911 durante il 14° concerto ebbe un collasso. Da quel giorno presentò febbre intermittente e fu curato come se avesse una tonsillite. Alla fine arrivò la diagnosi senza appello: endocardite maligna. Praticamente dei batteri gli avevano invaso le valvole cardiache infettandole e di lì potevano, passando dal flusso sanguineo, colpire altri organi. A Parigi Mahler consultò anche un eminente batteriologo, André Chantemesse; pure lui non gli lasciò speranze. Le complicazioni terminali della malattia furono: un edema polmonare, una polmonite, un'insufficienza renale ed uno stato di grande debolezza. Ormai prossimo alla fine, il compositore volle morire nella sua amata Vienna e si fece ricoverare nell'ospedale diretto dal dottor Anton Löw.

  “ Alla mia vedova.

intestazione dell'ultima lettera alla moglie

Robert Falcon Scott (the Boss, the Owner) ufficiale della marina ed esploratore

A. Devonport – Plymouth [Inghilterra], 06.06.1868 08:39

Ω. Antartide ¦tenda • 79°40’ sud¦, 29/30?.03.1912

 inedia, assideramento  link

Il 2 Novembre 1902 Scott ed altre due persone lasciarono Hut Point sull'isola di Ross per raggiungere il polo Sud. Diciannove cani dovevano trainavano quattro slitte con razioni alimentari molto ridotte. Dopo molte traversie, errori tecnici, tempo inclemente, problemi di cecità e scorbuto i tre si dovettero arrendere il 31 Dicembre a 480 miglia dal polo (latitudine 82°15’ sud). Così tornarono indietro, il 3 Febbraio 1903 erano di nuovo a Hut Point. Scott si sposò con Kathleen Bruce il 2 Settembre 1908, un anno dopo nacque Peter. Il 9 Gennaio 1909 Ernest Henry Shackleton insieme a tre compagni arrivò a meno di 180 km dal polo Sud latitudine 88°23’). I quattro avevano percorso 2700 km in 128 giorni; beninteso che se Shackleton non avesse deciso il dietrofront sarebbe certamente morti. Il 6 Aprile 1909 Robert Edwin Peary arrivò a circa 40 km dal polo Nord geografico. Sempre nello stesso anno Edgeworth David, Douglas Mawson e Alistar McKay raggiunsero con le slitte il polo Sud magnetico (2600 km da quello geografico). L'esploratore norvegese Roald Amundsen stava preparando una spedizione verso il polo Nord, appena seppe che era stato conquistato decise di puntare sul polo opposto. Il 1° Giugno 1910 la baleniera Terra Nova comprata dallo stesso Scott salpò da Londra. Il 28 Ottobre arrivò a Lyttleton in Nuova Zelanda dove l'esploratore comprò 34 cani e 19 pony siberiani. Il 4 Gennaio 1911 la nave approdò a Cape Evans. Dopo quattro mesi di navigazione, sempre nel Gennaio 1911, la Fram [‘‘avanti’’ in norvegese] di Amundsen ormeggiò presso la Baia delle balene ed allestì una base, denominata Framheim [‘‘casa della Fram’’]. Questa si trovava 110 km più vicino al polo rispetto alla base di Scott. Infatti la prima — 78°38’ sud 163°37’ ovest — distava 1265 km, mentre la seconda — 77°38’ 166°24’ — circa 1377 km. Il 23 Aprile il Sole svanì all'orizzonte per il lungo e gelido inverno antartico. Amundsen tenne i cani sempre in allenamento facendogli percorrere decine di km al giorno anche con le bufere. Invece Scott li fece svernare a bordo dellaTerra Nova. I due esploratori pianificarono l'assalto al polo in maniera diversa: pochi uomini, molti cani, slitte leggere alla maniera degli Iunit per Amundsen; trattori, pony, slitte con pochi cani e molto materiale per Scott. Praticamente l'inglese organizzò una spedizione scientifica, invece il "collega" norvegese voleva solo arrivare al polo Sud per primo. Il 23 Agosto il Sole riapparve; per i successivi mesi non sarebbe mai tramontato arrivando al massimo a sfiorare l'orizzonte. Da allora sarebbe seguita la primavera e la breve estate. Amundsen partì da Framheim il 20 Ottobre con sette uomini su quattro slitte trainate ciascuna da tredici cani. La sfida era stata lanciata otto giorni prima quando fu recapitato a Scott — in sosta sulTerra Nova a Melbourne — un suo laconico telegramma: Am going South. Amundsen.. L'assalto al Polo di Scott iniziò la mattina del 24 Ottobre quando una squadra di due slitte meccaniche con quattro uomini (di cui due meccanici) partì da Cape Evans; ciascuno trainava tre slitte e avrebbero dovuto proseguire alla velocità di circa un miglio/ora fino agli 80°30’. Il 29 la prima motoslitta si ruppe per la brutta superficie, così tutti proseguirono con l'altra che si romperà dopo quattro giorni. Il 30 partirono sempre Cape Evans da due slitte: la prima spinta da cani guidati da Cecil Mears e il fotografo Herbert Point, la seconda trainata da i loro pony da Edward Atkinson e il marinaio Kehoane. La mattina del 1° Novembre fu la volta di Scott e nove compagni, ciascuno con una slitta ed un pony; poi dopo qualche ora partì Demetri Gerof con la seconda slitta dei cani. La squadra dei pony fu divisa in tre gruppi a seconda della resistenza, docilità, affidabilità degli animali; così per diverse miglia si snodava la carovana: i pony più pigri facevano da apripista mentre i più frenetici, indomabili chiudevano le fila. Intanto Amundsen e i suoi uomini si trovavano già oltre l'80° parallelo con un vantaggio di circa 222 km! Il 2 venne trovata la prima motoslitta che aveva fatto quindi poca strada. Lo stesso giorno il gruppo di Scott arrivò a Hut Point, una baracca di legno eretta dalla spedizione di Shackleton che era collegata via telegrafo a Cape Evans. Il tragitto verso il Polo era davvero arduo: attraversare tutta la piattaforma di Ross (circa 720 km), scalare per 260 km il ghiacciaio Beardmore e proseguire per altri 460 km a 3000 metri di quota nell'altopiano polare fino ai 90°00’; in totale erano più di 1400 km. Il programma — almeno fino al ghiacciaio — prevedeva due tappe, interrotte dal pranzo, per un totale di 13 miglia geografiche (24 km) giornaliere. Per dormire di giorno e far riposare i pony nell'ore meno fredde, almeno fino al ghiacciaio, marciavano di notte; ogni mezzo miglio erigevano segnavia, piramidi di neve e talvolta bandiere nere. Le squadre dei pony e le slitte con i cani sarebbero partite sfalsate in maniera che tutta la spedizione si ritrovasse a pranzo oppure al campo serale. La notte del 7, poco distante Corner Camp, venne trovata la seconda motoslitta: aveva coperto circa una novantina di km. I quattro uomini come ordinato da Scott avevano proseguito spingendo quattro slitte (sei sacchi di foraggio, viveri e materiale vario) da 84 kg ciascuna procedendo. Sarebbero arrivati agli  80°30’, allestire un campo-deposito e attendere. Intanto Amundsen intanto procedeva veloce: 82° parallelo (3 Novembre), 85° parallelo ai piedi delle montagne Transantartiche (15 Novembre). Il 15 Scott arrivò all'One Ton Depot [79°29' · 240 km da Hut Point] che era stato allestito l'anno precedente con una tonnellata di cibo e materiale vario. Il deposito doveva essere posizionato sull'80° parallelo, 48 km più a sud; per motivi mai chiariti non venne rispettata la posizione che poi farà la differenza fra vivere e morire... Il 17 Novembre la spedizione norvegese iniziò l'attraversamento del ghiacciaio Axel Heiberg. Il 21 ci fu il ricongiungimento fra le squadre dei pony e quelle dei meccanici, che dopo aver trainato le slitte avevano atteso sei giorni godendo di un giusto riposo. Al ‘Motor Party′ alle pendici del monte Hooper c'erano nell'ordine: 16 uomini in cinque tende, 23 cani, 16 slitte, dieci pony; lì (80°35’) fu allestito un deposito. Il 24 Scott decise di abbattere il ronzino più magro e stremato: Jehu fu portato in disparte e ucciso con un colpo di pistola; le sue carni nutrirono anche i cani che dovevano essere tenuti separati a mezzo miglio per evitare che aggredissero i cavalli. Il 25 Novembre i norvegesi iniziarono la traversata dell'altopiano antartico. Dopo aver passato un'area piena di crepacci soprannominata "sala da ballo del diavolo", raggiunsero l'87° parallelo. Sempre il 25 gli uomini di Scott allestirono il Middle Barrier Depot a 111 km di distanza dal precedente. Il 28 Novembre (campo 24) fu l'ora del pony Chinaman ‘Folgore′, che durerà quattro pasti per i cani; restavano quattro sacchi da 13 kg ciascuno per otto animali, sufficienti per sette marce. Il 1° Dicembre (campo 27) Scott decise che era l'ora di Cristopher: per uccidere l'indomabile pony — che non aveva mai sopportato la slitta — furono necessarie più pallottole! Per alleggerire il carico ai sette ronzini e alle mute di cani fu allestito il South Barrier Depot. Dal 5 all'8 il gruppo di Scott dovette rimanere nelle tende a 27 km dal ghiacciaio Beardmore: una tempesta di vento caldo investì la zona, per quattro giorni ci fu una continua e fittissima nevicata di fiocchi fradici che bagnarono ogni cosa; quel campo fu non a caso soprannominato ‘Desolation Camp′. Il 7 Dicembre Amundsen era alla latitudine di 88°23’, la posizione raggiunta da Shackleton nel 1909. Lo stesso giorno Scott, bloccato nella bufera, decise di cambiare strategia poiché stavano iniziando a intaccare le provviste del ritorno. La razione divenne la seguente [grammi]: 450 di gallette, 340 di pemmican, 57 di burro, 16 di cacao, 85 grammi di zucchero, 24 in tè oltre a cipolla in polvere e sale per un totale di 976. Inoltre gli esploratori iniziarono a fare le prove di traino con una quota iniziale di 80 kg a persona e provarono per la prima volta gli sci. La sera del 9 dopo una difficile faticosa avanzata di 11 miglia nella neve fu allestito il campo 31 [83°30’ sud], denominato Shambles Camp [‘‘campo del mattatoio’’]. Infatti i cinque pony rimasti, ormai sfiniti e già macilenti, furono abbattuti e macellati. Sul posto venne allestito il Lower Glacier Depot e quattro slitte furono abbandonate; così l'ingresso al ghiacciaio (chiamato ‘Gateway′ da Shackleton) dovette essere superato senza l'aiuto dei pony. Lo stesso giorno, il 9, Amundsen era a circa 97 km dal polo! L'11 Cecil H. Meares e Demetri Gerof, guidatori delle squadre dei cani, tornarono a Cape Evans con gli animali rimasti e la posta. Con la partenza dei due uomini, che raggiunsero Hut Point il 04.01.1912, ognuno dei dieci esploratori rimasti dovevano trascinare 91 kg di provviste; inoltre ogni slitta pesava di suo circa 20 kg. Alle 15 locali del 14 Dicembre Amundsen ed i suoi quattro compagni con i sedici cani rimasti raggiunsero la mèta: i 90°00’ sud. Il 17 Scott e compagni allestirono il Middle Glacier Depot, 50 miglia geografiche (80 km) dal precedente; i quei giorni il sole era implacabile e anche se il termometro non arrivava a -10 °C il gruppo di esploratori sudava e soffriva una sete atroce nel trascinare la slitta per i pendii. L'ascesa nel ghiacciaio era durissima e pericolosa: suolo accidentato, crepacci nascosti, neve farinosa, grande caldo perchè i raggi del sole facevano rifrazione sulle parti rocciose; il biancore accecante concedeva una tregua solo intorno a mezzanotte. Il 20 (campo 42) Scott nominò quattro uomini — fra cui Edward Atkinson e Apsley Cherry-Garrard — per il primo gruppo di ritorno. Il programma dagli 85°15’ sarebbe stato il seguente: otto persone in due gruppi su due slitte con viveri e carburante per 12 settimane con l'obiettivo di andare al polo (distante circa 528 km) e ritornare al campo 42. La mattina del 22 ci fu il "congedo"; intanto era stato approntato l'Upper Glacier Depot dove furono lasciate due mezze unità settimanali di cibo e materiale da montagna (ramponi, piccozze, corde). A pieno carico ognuna delle due slitte pesava 344 kg da dividere in quattro persone; la sveglia era alle 05:45, la marcia durava circa nove ore con una pausa di 90’ a pranzo, la media giornaliera doveva essere di almeno 13 miglia geografiche (24 km). Il 27 fu raggiunto l'86° parallelo, mentre l'87° venne sfiorato il 31 Dicembre 1911 quando il polo era distante circa 330 km. Lo stesso giorno nel campo 53 fu allestito il Three Degree Depot contenente una settimana di provviste, sci e altre cose per un totale di 90 kg. Inoltre Scott decise che sci dovevano essere abbandonati e le slitte smontate e sistemate per "guadagnare" una cinquantina di kg. Durante questi lavori d'adeguamento Evans si ferì alla nocca di una mano. Il 4 Gennaio 1912, alla latitudine di 87°32’ (272 km alla mèta), Scott rimandò indietro tre uomini e così avrebbe tentato l'assalto al Polo con il marinaio 35enne Edgad Evans, il medico 39enne Edward A. Wilson, l'ufficiale 32enne Lawrence Oates, il tenente 28enne Henry R. Bowers. Scott affidò a Edward Evans, uno degli uomini che sarebbero tornati, una precisa disposizione: la slitta con i cani doveva avanzare fra l'82° e 83° parallelo invece che aspettare all'One Ton Depot. Particolare non secondario: oltre i 3 km d'altitudine l'acqua bolle a 91 °C; quindi ci voleva più combustibile del previsto poiché avendo una temperatura più bassa, richiedeva un tempo più lungo per la cottura dei cibi. Il capitano e i suoi quattro compagni avevano una slitta con in media 85 kg a testa da trainare! Il 6 superarono il limite raggiunto da Shackleton nel 1909; i sastrugi, rugosità di neve e ghiaccio alte anche mezzo metro formate dal vento ¦foto¦, rendevano arduo procede con gli sci e trascinare la slitta. Il 7 fu deciso di lasciare gli sci per evitare di romperli, ma poi ci ripensarono e tornarono indietro al campo 59 perdendo un'ora e mezzo e sopratutto sfiancandosi ulteriormente. L'8 il gruppo fu bloccato da una bufera in quota, la ferita alla mano di Evans fu bendata anche si era ormai infettata; mancavano ancora 217 km alla meta. Il 10 al campo 62 fu lasciato un deposito, l'Half Degree Depot, con provviste per una settimana e capi di vestiario; il carico si alleggerì di circa 45 kg. Al polo restavano 157 km da percorrere in una neve spesso granulosa che con il Sole diventava accecante; nell'ultimo "strappo" i cinque uomini si portarono 18 giorni di provviste. Il 13 fu raggiunto e superato l'ultimo parallelo: 89°3’18’’; il polo era distante 82 km equivalenti a quattro giorni di marcia "a doppia cifra" (11 miglia, circa 20 km). Il 15 al campo pranzo — quindi a metà giornata — fu allestito l'ultimo deposito, Last Depot per l'appunto, con quattro giorni di provviste; la latitudine stimata da Bowers al campo 67 (sera) era 89°33’15’’S 160°56’45’’E, il polo distava più o meno 27 miglia (43 km). Nel pomeriggio del 16 dopo aver percorso circa 13 miglia Bowers grazie alla sua proverbiale vista da falco avvistò quello che sembrava un segnavia, forse un sestrugio; dopo mezz'ora di marcia appariva come punto nero che non aveva l'aria di essere una formazione naturale di neve... Infine si mostrò per quello che era: una bandiera nera vicino ai resti di un campo! Intorno c'erano tracce di slitte e orme di cani risalenti ad un paio di settimane prima; i cinque decisero che sarebbero comunque arrivati al Polo, ormai già "conquistato" dai norvegesi. Il 17, guarda caso un venerdì, fu una giornataccia: alla partenza verso le 07:30 il vento era battente e la temperatura di -30 °C. Alle 12:30 Evans aveva le mani così gelate che il gruppo si fermò per un campo-pranzo; dopo quasi 12 km di tragitto sfiancante la loro posizione era 89°5337’’. Nel pomeriggio proseguirono per altri 10 km senza arrivare alla meta, ormai più che prossima; poi approntarono il campo 69. La mattina del 18 Bowers intravide un segnavia o forse una tenda; il polo doveva essere a poche miglia. Infatti a soli 3,2 km dal campo 69 c'era una tenda con una bandiera norvegese; dentro questa vennero trovati: un registro con cinque nomi (Roald Amundsen, Olav Olavson Bjaaland, Hilmer Hanssen, Sverre H. Hassel, Oscar Wisting) datato 16.11.1911, una nota di Amundsen da inoltrare al re Haakon VII, tre mezze sacche di renna contenenti muffole, calze da notte, un sestante ecc. I cinque marciarono per 6,2 miglia a sud-sud-est secondo la bussola, cioè verso nord; quando si fermarono l'osservazioni li davano a 800-1200 metri dal Polo. Così dopo 81 giorni di marcia erano arrivati: quel luogo diventò il Pole Camp; nonostante il vento gelido (-29 °C) eressero una seggiovia e innalzarono l'′Union Jack′ "offesa" e si fecero delle foto di cui un paio con l'autoscatto. Esplorando il luogo fu visto un vecchio pattino da slitta che aveva identificato il punto esatto del Polo; l'oggetto fu "requisito" come pennone per la vela (il panno del pavimento della tenda) che avrebbe aiutato — vento piacendo — la slitta. Il 20 arrivarono al Last Depot dove erano state lasciate provviste per quattro giorni; il successivo deposito era a 102 km da raggiungere in una settimana. Ma il 21 mattina il risveglio dal campo r. 3 fu un'amara sorpresa: bufera di neve con temperature da -28 a -26 °C. Comunque nel pomeriggio riuscirono a marciare per quattro ore percorrendo solo una decina di km con grande sforzo e difficoltà. Quella (breve) estate antartica sembrava essere caratterizzata da temperature più basse della media. Secondo studi successivi esiste un ciclo in cui ogni 16 anni è più freddo e le tempeste di neve durano più a lungo. Il 22 raggiunsero l'89° parallelo: restavano 55 km al deposito e cinque giorni di provvista; gli scarponi da sci iniziavano a mostrare segni d'usura. Il 23 alla partenza la temperatura era di -33 °C; l'andatura aveva un'ottima media grazie al vento che sospingeva la vela e quindi la slitta, però Wilson notò che il naso di Wilson era congelato. Il 35enne marinaio non aveva affatto una bella cera: dita ferite, naso congestionato, congelamenti vari; Oates lamentava freddo ai piedi e Wilson degli attacchi di oftalmia. Il 24 la marcia poté proseguire solo per 13 km: alle 12:30 il Sole in faccia e una burrasca "consigliarono" di montare la tenda; il deposito era a circa 13 km. Il 25 verso le 14:30 finalmente videro la bandiera dell'Half Degree Depot; erano partiti solo all'11 dopo che la bufera si era un po' attenuata. Dopo aver raccolto le provviste, equivalenti a 9 giorni e mezzo, e pranzato ripresero la marcia percorrendo circa 22 km. Le condizioni di salute degli uomini non erano buone: Oates aveva un piede congelato, le dita e il naso di Wilson erano in stato pessimo e Wilson soffriva di cecità temporanea dovuta ai ghiacci. Al successivo deposito, il Three Degree Depot, era a ben 143 km di distanza! Lo stesso giorno Amundsen ed i suoi uomini con undici cani arrivarono a Framheim. Per il viaggio di andata e ritorno avevano impiegato 104 giorni ad una media di 25 km giornalieri. Il 28 il gruppo raggiunse il segnavia del "campo pranzo" del 4 Gennaio; all'andata avevano lasciato le manopole di pelliccia di Bowers e gli stivali da notte di Evans, fortuna volle che furono ritrovati. Wilson nel suo diario annotò che l'alluce di Oates stava diventando bluastro. Al deposito dopo aver percorso 13 miglia (in quasi nove ore) restavano 79 km con ancora sei giorni di scorte. Il 29 nonostante le temperature rigide (-30,5 °C a pranzo e -31,6 a cena) furono percorsi ben 36 km; il vento fu di grande aiuto. A metà giornata vennero trovate anche le tracce di ritorno della squadra di supporto; al deposito mancavano solo 44 km. Però Wilson si stirò malamente il tendine di una gamba e per questo non poté usare gli sci (lo farà solo il 15 Febbraio). Anche il 30 la marcia fu notevole (36,7 km) e sarà quella più lunga dell'intera spedizione; intanto lo stesso giorno Amundsen e i suoi lasciarono a bordo della Fram la costa antartica. Il 31 Gennaio venne raggiunto il Three Degree Depot; nel pomeriggio furono recuperati gli sci di Bowers da lui lasciati all'andata; l'infiammazione alla gamba di Wilson stava migliorando. Il 2 Febbraio fu un giorno di cadute: in mattinata su una salita rapida la slitta ribaltò mandano tutti a gambe all'aria; conseguenze più gravi ebbe la caduta nel pomeriggio di Scott: mentre cercava di seguire una traccia cadde malamente su una spalla. Il 5 percorsero meno miglia per i tanti crepacci che resero la marcia difficile e irregolare; il naso di Evans era ormai come le sue mani... Il 6 fu una giornata campale: dopo una mezz'ora di marcia i cinque uomini si trovarono in mezzo ai crepacci; cambiarono direzione e beccarono una superficie di sastrugi in cui fu durissimo trascinare la slitta. Il 7 l'altopiano fu finalmente lasciato alle spalle; verso sera raggiunsero l'Upper Glacier Depot; una nota di Evans diceva che la seconda squadra di ritorno era transitata di lì il 14 Gennaio. L'8 fu una giornata all'insegna del maltempo e della geologia: con il solito vento implacabile e gelido poterono fare 17 km, poi si accamparono sotto una morena e nel pomeriggio si misero a cercare campioni di rocce. L'11 fu un'altra giornata campale: per il riverbero fortissimo non tennero i segnavia lasciati all'andata e così si persero fra crepacci e il ghiaccio. Dopo dodici ore di marcia a caso alle 22 si accamparono; le razioni rimanenti erano davvero minime: tre di pemmican da dividere in quattro. Nella tarda mattinata del 12 fu ritrovato il campo notturno del 18.12.1911, un giorno prima del Middle Glacier Depot. Pensando di arrivarci, proseguirono ma finirono un'altra volta fuori dal percorso e per ore vagarono in un labirinto di crepacci. Alle 21 si accamparono in quel "buco" con l'obbligo all'indomani di trovare il deposito anche perché nella sacca del cibo restava un solo pasto. Il 13 partirono verso le 08:30 dopo tè e un biscotto per colazione; dopo un'ora riuscirono a trovare una vecchia traccia di morena, marrone per il fango. Con la superficie più liscia e uniforme fu più facile avanzare e infine Wilson vide la bandiera del deposito. I quattro presero così possesso di tre giorni e mezzo di viveri e pranzarono; nel pomeriggio proseguirono fino al limite della montagna. Il 14 tennero la media, ma le ridotte razioni alimentari, la fatica, il freddo, il riverbero del sole cominciavano a lasciare il segno: Bowers e Wilson soffrivano di cecità delle nevi, Wilson aveva dolore alla gamba e Evans ormai era allo stremo tanto da far ritardare le partenze e l'allestimento del campo. Il deposito successivo, Lower Glacier Depot, era a 55 km; i quattro avevano quasi tre giorni di scorte a disposizione. Il 16 Evans ormai non riusciva più a marciare per lo sfinimento e le vertigini tanto che si fermò un paio di volte; la marcia fu interrotta nel pomeriggio per una copiosa nevicata, il deposito doveva essere a 16-19 km. Il 17 Evans si svegliò dichiarando ancora una volta <<che stava bene>>; dopo mezz'ora non riusciva a tenere gli sci attaccati agli scarponi, gli altri aspettarono che li sistemasse, ma puntualmente si ristaccavano. Alla fine gli dissero di sganciarsi, sistemarseli bene e poi raggiungerli; ma rimase indietro tanto che quando i compagni si accamparono per il pranzo non lo videro. Tornando indietro lo trovarono inginocchiato a terra, con i vestiti in disordine, le mani scoperte ormai congelate ed lo sguardo perso. Lo misero in piedi, ma dopo un paio di passi stramazzò a terra; Oates rimase con lui mentre Scott e Wilson andarono a prendere la slitta. Quando ritornarono era incosciente, fu messo su slitta e portato nella tenda ormai già in coma; Evans morì verso le 22. Poche ore dopo, all'una del 18, dopo aver sepolto Evans i suoi compagni arrivarono al Lower Glacier Depot dove allestirono il campo. Lì il 09.12.1911 i cinque pony superstiti erano stati macellati e per questo il campo era stato battezzato ‘Shambles Camp’/campo-mattatoio. Verso mezzogiorno del 19 — dopo aver imballato la carne di pony, adattato la vela nuova all'albero, sostituita la slitta — partirono seguendo le vecchie tracce verso il South Barrier Depot. Nonostante la neve "sabbiosa" e la luce abbagliante riuscirono a percorrere 8,5 km. Il 20, dopo un'altra sfacchinata durissima, arrivarono al ‘Desolation Camp′ dove all'andata gli esploratori erano dovuti restare per ben quattro giorni in tenda a causa di una violenta tormenta. Lì avevano lasciato altra carne di cavallo, ma non ci fu verso trovarla; proseguendo con (lenta) avanzata in sci percorsero in tutto 13 km. Il 23 per un paio di volte avevano quasi perso le tracce, ma poi la vita acuta di Bowers scorse un doppio segnavia confermato dal teodolite. In 7 ore percorsero 15 km arrivando ad accamparsi a soli 4 km dal deposito; lo stesso giorno Cherry-Garrad e Demetri partirono da Hut Point con due slitte trainate da cani per andare in incontro alla squadra di Scott. Secondo gli ordini dovevano arrivare all'One Ton Depot e poi proseguire fino all'82° parallelo; ma chissà perché il messaggio dato da Scott a Evans non arrivò al vice Aktinson. Forse questi credeva che i cani non si potessero spingere così a sud, fatto sta che Cherry-Garrad e Demetri ebbero l'ordine di arrivare al primo deposito e aspettare. Il 24 in una giornata di sole splendente fu raggiunto il South Barrier Depot, allestito il 01.12.1911. Il deposito conteneva dieci giorni di provviste, ma la maggior parte dell'olio combustibile era evaporato dai contenitori a causa del gelo e della scarsa tenuta stagna. Il successivo deposito, il Middle Barrier Depot, era a 70 miglia/112 km di distanza; a causa della pessima superficie vennero percorsi solo 15 km. Il 25, 26 e 27 Febbraio i quattro riuscirono a compiere tragitti "da doppia cifra" (17 miglia/27 km); però non asciugava più nulla e quindi nemmeno le calzature. Il tempo si manteneva bello, ma il freddo — specie di notte — era terribile: -38 °C. Il 1° Marzo fu raggiunto il Middle Barrier Depot, ma tre circostanze resero la situazione complicata: 1) il combustibile rimasto era poco; 2) Titus Oates aveva le dita dei piedi malandate per il freddo; 3) il vento gelido e forte rese la marcia un inferno. Il giorno 2, nonostante la vela spiegata, percorsero solo 10 km. Il giorno dopo andò molto meglio con 26 km di marcia, però sfiancante su una superficie <<orrenda>> ed un vento impetuoso tale da rendere impossibile muovere la slitta... Sempre il 3 Apsley Cherry-Garrard e Dimitri Gerof si accamparono all'One Ton Depot; se il gruppo di Scott avesse tenuto la media dell'andata sarebbe ritornato proprio in quei giorni. Il 4 la temperatura era sì meno rigida (-29 °C) ma la superficie fu molto brutta: brina sabbiosa e sastrugi; il deposito successivo — quello del monte Hooper — era a 78 km. Le provviste ammontavano ad una settimana, però c'era combustibile per 3-4 giorni... Il 5 la superficie appariva un po' migliore, anche se la slitta si capovolse due volte. I piedi di Oates però era in pessime condizioni tanto che il poveretto doveva procedere claudicando. Il 6 il tragitto percorso fu di 15 km; Oates fu sistemato sulla slitta, non potendo più tirare. In previsione dell'esaurimento dell'olio combustibile fu tentato di costruire una lampada ad alcool in sostituzione del fornello Primus. Il 7 furono percorse poco più di 10 miglia e ne restavano ancora 16 al deposito; lo stesso giorno Amundsen approdò a Hobart in Tasmania, così tutto il mondo seppe della sua conquista del polo Sud. L'8 le condizioni del piede sinistro di Oates erano spaventose; solo per calzarlo serviva più di un'ora; al deposito restavano solo 8,5 miglia. Il 9 arrivarono: le razioni scarseggiavano come se nessuna squadra l'avesse rifornito; all'One Ton Depot restavano 60 miglia. Quasi tutto il giorno 10 lo passarono in tenda per una bufera di neve; il cibo poteva essere cotto solo a metà per risparmiare combustibile e così si congelava subito... Nel frattempo Apsley Cherry-Garrard e Dimitri Gerof — dopo aver atteso inutilmente per una settimana — decisero di far ritorno a Cape Evans. L'11 Oates era in condizioni assai prossime alla fine; i quattro ne discussero e concordarono che avrebbero provato a marciare finchè ce la poteva fare. Il dottor Wilson consegnò quanto aveva nella borsa dei medicinali: 30 compresse di oppio a testa ed una fiala di morfina che potevano bastare per...  La marcia al mattino, sotto un cielo coperto, fu ostacolata dalla visibilità quasi azzerata; alla fine della giornata furono percorse 6 miglia (la massima andatura giornaliera che potevano permettersi con quel vento e la superficie infima). Le provviste sarebbero bastate per una settimana e all'One Ton Depot mancavano 55 miglia. Nella mattina del 12 furono percorse 4 miglia e altre 3 nel pomeriggio; la media per arrivare al deposito, entro una settimana, doveva essere almeno di 7,85 miglia... Oates — nonostante tutto — cercava di tirare, ma anche le sue mane erano andate; il vento, oltre ad essere impetuoso, era anche a sfavore! Il 13 iniziò con i peggiori auspici: forte vento da nord e temperatura a -37 °C; solo verso le 14 il gruppo stremato riuscì a percorrere 5,25 miglia. Invece il 14 la brezza tirava da sud e così issando la vela poterono procedere a buona velocità; purtroppo il vento poi virò verso ovest penetrando così negli antivento, sin dentro le manopole. Wilson soffrì un brutto congelamento, Oates ormai era più che andato e così il campo lo dovettero allestire Scott e Bowers; per colmo di sventura la temperatura crollò a -42 °C! Il 16 Oates, durante il pranzo, dichiarò non riuscire ad andare avanti; propose di farsi lasciare nel sacco a pelo; i suoi compagni riuscirono a convincerlo a provare la marcia del pomeriggio. Dopo qualche miglio fu allestito il campo, Titus dormì tutta la notte e al risveglio — mentre fuori infuriava una bufera — disse ai compagni: «Sto solo uscendo e potrebbe volerci un po' di tempo»; così uscì dalla tenda e sparì. I compagni rimasti erano ormai allo stremo, il tempo continuava ad essere pessimo e la temperatura sui -40 °C. Prima di partire lasciarono il teodolite, la macchina fotografica e i sacchi a pelo di Oates. Domenica 18 il campo del pranzo fu allestito a circa 21 miglia dal deposito; ma il vento forza quattro da nord-ovest e la temperatura sui -32 °C fecero interrompere la marcia. Scott accusò il congelamento del piede sinistro fino alle dita e un'indigestione per aver mescolato polvere di curry con pemmican fuso; invece Bowers era l'unico in condizioni migliori. Per il fornello restava a disposizione l'ultimo mezzo pieno di combustibile e una piccolissima quantità di alcool. Lunedì 19 la marcia tirata — con una slitta che sembrava oltremodo pesante — lì portò a 11 miglia/20 km dal deposito; con quella media ci sarebbero arrivati in tre giorni, ma il cibo bastava per due giorni e il combustibile per uno... Martedì 20 una violenta bufera di neve li inchiodò nella tenda; Scott decise che Wilson e Bowers avrebbero tentato di raggiungere l'One Ton Depot. Il combustibile bastava appena per scaldare due tazze di tè a testa; il cibo crudo invece era per due giorni. Giovedì 22 e venerdì 23 la bufera continuò a imperversare e così nessuno poté lasciare la tenda; il combustibile era finito e restavano solo uno-due giorni di provviste (tè, pemmican e cioccolata). Il 27 a Cape Evans fu approntata una seconda squadra di soccorso, composta da Atkinson e Kehoane. L'ultima nota del diario di Scott porta la data di giovedì 29:

Ormai non credo si possa sperare in qualcosa di meglio. Ci daremo sino alla fine, ma ovviamente siamo sempre più deboli, e la fine non può essere lontana. È un peccato, ma non credo di riuscire più a scrivere.

R. Scott.

Ultima annotazione.

Per amore di Dio prendetevi cura dei nostri cari.

Sempre il 29 Marzo Atkinson e Kehoane lasciarono altre provviste al Corner Camp, 111 km da Cape Evans; ma per le proibitive condizioni meteo non poterono proseguire fino all'One Ton Depot. Il 1° Aprile decisero di tornare alla base: ormai le speranze di rivedere Scott e compagni vivi erano svanite. Dopo aver fatto passare l'inverno, il 29 Ottobre da Cape Evans partì la squadra di ricerca con muli; invece quella (Atkinson, Demetri, Cherry-Garrard) con slitte trainate da cani lasciò Hut Point il 2 Novembre. Verso mezzogiorno del 12 trovarono la tenda ai 79°50’ di latitudine sud: nel suo interno sulla destra Wilson era nel suo sacco a pelo con le braccia incrociate sul petto, a sinistra Bowers rannicchiato nel suo; sembravano essere morti nel sonno. Invece Scott fu trovato disteso mezzo fuori dal sacco a pelo con un braccio intorno al corpo di Wilson. I tre taccuini erano sotto le sue spalle, probabilmente era stato l'ultimo a morire. Inoltre furono trovate varie lettere di Scott alla mamma di Oates, di Bowers, all'amico James M. Barrie, al tesoriere onorario della spedizione Sir Edgar Speyer, alla madre, alla moglie (anzi Alla mia vedova) ed un messaggio al pubblico. I corpi furono composti dentro la tenda e sepolti nel ghiaccio; i diari, le lettere, la macchina fotografica e gli altri oggetti (fra cui 14 kg di campioni rocciosi) vennero portati via. Sopra il cumulo di neve che copriva il luogo della sepoltura furono posti due sci incrociati formarono una croce ¦foto¦.  Le due squadre tornarono a Cape Evans il 26 Novembre; la spedizione rimase alla base fino al 18 Gennaio 1913 quando all'orizzonte apparve laTerra Nova al comando del tenente Evans ristabilito. Sulla sommità della collina Observation, esattamente ai 77°51’ sud e 166°41’ est, il 20 Gennaio fu eretta una croce di eucalipto australiano che recava inciso il verso finale dell'Ulysses di Tennyson: To shive, to seek, to find and not to yield [‘‘Lottare, cercare, trovare e non arrendersi’’]. Chiunque raggiunge quel luogo, alle cui pendici dal 1956 sorge la McMurdo Station, può lasciare una firma. Il 22 laTerra Nova salpò per la Nuova Zelanda e attraccò nella serata del 10 Febbraio ad Oamaru. Poi Atkinson e Cambell in incognito scesero con una scialuppa in un piccolo porto e spedirono un cablogramma in Inghilterra avvertendo della fine di Scott. La mattina seguente fecero ingresso nel porto di Lyttelton dove erano attesi come trionfatori da una folla ancora ignara... Il 14 Febbraio 1913 nella cattedrale di San Paolo [Londra] si tenne una commemorazione religiosa per i cinque eroi. Oltre una folla immensa c'erano il re Giorgio V, l'arcivescovo di Canterbury, tutta l'aristocrazia in pompa magna ed i generali sfavillanti di medaglie. L'edizione italiana, però non tradotta, dei diari fu pubblicata nel 1914 come “L'ultima spedizione del Capitano Scott. Diario del Capitano Scott con i rilievi scientifici del dottor Wilson e dei superstiti della spedizione, e prefazione di Sir Clements R. Markham”.  P.S. del 21.07.2009  a Luglio è stato pubblicato da Carte Scoperte “Robert F. Scott — I diari del Polo” a cura di Filippo Teuna con traduzione di Davide Sapienza. Kathleen vedova Scott rimase vedova per dieci anni, il marito nell'ultima lettera gli scrisse risposarsi per non lasciare il loro figlio Peter senza una figura paterna. Kathleen s'appassionò alla scultura della creta specialmente nei ritratti; nel 1922 si risposò con Edward Hilton Young, un politico del Norwich. L'anno dopo nacque un figlio di nome Wayland. Kathleen risposata Young diventò famosa e fece ritratti di vari personaggi (Shaw, Lloyd George, Yeats, Galsworthy and Lawrence); morì il 25 Luglio 1947 per una leucemia all'età di 69 anni. Roald Amundsen, saputo dell'incidente occorso al dirigibile Italia il 25.05.1928, offrì il suo soccorso: aveva già sorvolato quelle zone nel Maggio 1926 e quindi poteva essere d'aiuto. Alle 16:05 locali del 18 Giugno da Tromsø Amundsen decollò un Latham 47.02, messo a a disposizione dal governo francese, con un equipaggio di sei persone, fra cui Amundsen). L'idrovolante né comunicò il piano di volo né cercò collaborazione con gli altri equipaggi. I contatti radio s'interruppero fra le 18:45 e le 18:55; più o meno quando un pescatore vide un aereo schiantarsi sul mare di Barents, non lontano dall'isole Bear. La nave Brodd il successivo 31 Agosto recuperò a largo di Troms un galleggiante dell'aereo; verso Ottobre nel mare antistante Haltenbanken fu trovato un serbatoio. Il corpo di Roald Engelbregt Gravning Amundsen, allora 55enne, non è mai stato ritrovato alla pari degli altri compagni di viaggio. A fine Agosto 2009 una spedizione della Royal Norwegian Navy cercò il rottame dell'aereo nei fondali utilizzando un sottomarino-robot; furono perlustrate ben 40 miglia quadrate senza trovare alcunché. Atkinson fu al centro di controversie, sopratutto quella di aver negato l'utilizzo dei cani da slitta in aiuto del gruppo di Scott. Partecipò alla Prima guerra mondiale come ufficiale medico nella campagna dei Dardanelli e combatte sulla Somme; rimase gravemente ferito nel Settembre 1918 in un'esplosione a bordo di una nave. Nel dopoguerra continuò a servire nella Marina diventando capitano medico. Il 20 Febbraio 1929 morì improvvisamente mentre era a bordo di una nave di ritorno in Inghilterra; così fu sepolto in mare, nel Mediterraneo. Edward Leicester Atkinson avrebbe compiuto 48 anni il 23 Novembre. Sempre nello stesso mese, ma nel 1956, ai 89° 59’ sud, 139° 16’ est (2863 metri di quota) iniziò la costruzione di una base scientifica americana permanente. Dal 9 Gennaio 1957 l'attività della Amundsen-Scott South Pole Station non ha mai subìto interruzioni. Edward Evans proseguì la carriera in Marina partecipando anche lui alla Prima guerra mondiale, in azione si guadagnò il grado di comandante; nel primo dopoguerra continuò a servire in Marina arrivando fino al grado di ammiraglio. Andò in pensione nel 1949, scrisse vari libri sulle vicende dell'Antartide, morì il 20 Agosto 1957 all'età di 76 anni. Cherry-Garrard, il più giovane della spedizione, dopo il ritorno in Inghilterra andò in depressione che lo condizionerà tutta la vita. Partecipò alla Prima guerra mondiale, fu ferito nel 1915 dovette tornare a casa perché invalido. Scrisse un libro e varie pubblicazioni sull'ultima spedizione di Scott; Apsley George Benet Cherry-Garrard morì a Londra il 18 Maggio 1959 all'età di 73 anni. A Washington D.C. il successivo 1° Dicembre le nazioni partecipanti all'Anno astrofisico internazionale firmarono il Trattato Antartico. Praticamente l'Antartide è divenuto un continente protetto: nessun sfruttamento economico, niente utilizzi per scopi bellici; solo attività pacifiche. Sir Peter Markham Scott — ornitologo di fama internazionale e cofondatore del WWF — morì il 29 Agosto 1989 tre settimane prima di compiere 80 anni. Il 17 Gennaio 2007 la famiglia di Scott ha pubblicato le lettere scritte alla moglie, fra cui ultima del 12.03.1912. La calotta di ghiaccio in cui sono sepolti i cinque sfortunati esploratori si muove lentamente verso Bord, fra circa due secoli i loro corpi torneranno al punto di partenza: il Mare di Ross.

« Sto solo uscendo e potrebbe volerci un po' di tempo. »

ai suoi compagni di tenda

Lawrence Edward Grace Oates (Titus, ‘Soldato’)

capitano RDG ed esploratore

A. Londra—Putney ¦3 Acacia Villas¦, 17.03.1880

Ω. Antartide ¦79°50’ sud¦, 17/18?.03.1912

 inedia, assideramento  link

L'assalto al Polo di Scott iniziò la mattina del 24 Ottobre quando una squadra di due slitte meccaniche con quattro uomini (di cui due meccanici) partì da Cape Evans; ciascuno trainava tre slitte e avrebbero dovuto proseguire alla velocità di circa un miglio/ora fino agli 80°30’. Il 30 partirono sempre Cape Evans da due slitte: la prima spinta da cani guidati da Cecil Mears e il fotografo Herbert Point, la seconda trainata da i loro pony da Edward Atkinson e il marinaio Kehoane. La mattina del 1° Novembre fu la volta di  Scott e nove compagni, ciascuno con una slitta ed un pony; poi dopo qualche ora partì Demetri Gerof con la seconda slitta dei cani. Il 2 anche la secondo motoslitta si guastò lasciando i quattro uomini a piedi. Alle 15 locali del 14 Dicembre Amundsen ed i suoi quattro compagni con i sedici cani rimasti raggiunsero la mèta: i 90°00’ sud. Il 20 Dicembre (campo 42) Scott nominò quattro uomini — fra cui Edward Atkinson e Apsley Cherry-Garrard — per il primo gruppo di ritorno. Il programma da 85°10’ sarebbe stato il seguente: otto persone in due gruppi su due slitte con viveri e carburante per 12 settimane con l'obiettivo di andare al polo (distante circa 567 km) e ritornare al campo 42. La mattina del 22 ci fu il "congedo"; intanto era stato approntato l'Upper Glacier Depot dove furono lasciate due mezze unità settimanali di cibo e materiale da montagna (ramponi, piccozze, corde). A pieno carico ognuna delle due slitte pesava 344 kg da dividere in quattro persone; la sveglia era alle 05:45, la marcia durava circa nove ore con una pausa di 90’ a pranzo, la media giornaliera doveva essere di almeno 13 miglia geografiche (24 km). Il 4 Gennaio 1912, alla latitudine di 87°32’ (272 km alla mèta), Scott rimandò indietro tre uomini e così avrebbe tentato l'assalto al Polo con il marinaio 35enne Edgad Evans, il medico 39enne Edward A. Wilson, l'ufficiale 32enne Lawrence Oates, il tenente 28enne Henry R. Bowers. Scott affidò a Edward Evans, uno degli uomini che sarebbero tornati, una precisa disposizione: la slitta con i cani doveva avanzare fra l'82° e 83° parallelo invece che aspettare all'One Ton Depot. Particolare non secondario: oltre i 3 km d'altitudine l'acqua bolle a 91 °C; quindi ci voleva più combustibile del previsto poiché avendo una temperatura più bassa, richiedeva un tempo più lungo per la cottura dei cibi. Il capitano e i suoi quattro compagni avevano una slitta con in media 85 kg a testa da trainare! Il 6 Gennaio superarono il limite raggiunto da Shackleton nel 1909; i sastrugi, rugosità di neve e ghiaccio alte anche mezzo metro formate dal vento, rendevano arduo procede con gli sci e trascinare la slitta. Il pomeriggio del 16 Bowers riuscì a notare un qualcosa di "artificiale"; dopo qualche ora si mostrò per quello che era: una bandiera nera vicino ai resti di un campo... La mattina del 18 sempre Bowers intravide un qualcosa di scuro che non doveva essere una formazione naturale... era una tenda con una bandiera norvegese, il polo Sud. Esplorando i dintorni fu visto un vecchio pattino da slitta che aveva identificato il punto esatto del Polo; l'oggetto fu "requisito" come pennone per la vela che avrebbe aiutato — vento piacendo — la slitta. Quella (breve) estate antartica sembrava essere caratterizzata da temperature più basse della media. Secondo studi successivi esiste un ciclo in cui ogni 16 anni è più freddo e le tempeste di neve durano più a lungo. Ma c'era da tornare alla base e quindi percorrere a ritroso la marcia dell'andata: 600 km a 3000 metri di quota, scalare per 200 km il ghiacciaio Beardmore ed infine attraversare tutta la piattaforma di Ross, circa 1300 km. Il 23 Cherry-Garrad e Demetri partirono da Hut Point con due slitte trainate da cani per andare in incontro alla squadra di Scott. Secondo gli ordini dovevano arrivare all'One Ton Depot e poi proseguire fino all'82° parallelo; ma chissà perché il messaggio dato da Scott a Evans non arrivò al vice Aktinson. Forse questi credeva che i cani non si potessero spingere così a sud, fatto sta che Cherry-Garrad e Demetri ebbero l'ordine di arrivare al primo deposito e aspettare. Il 25, 26 e 27 Febbraio i quattro (Evans era morto il 17) riuscirono a compiere tragitti "da doppia cifra" (17 miglia, 27 km) però non asciugava più nulla e quindi nemmeno le calzature; il tempo si manteneva bello, ma il freddo specie di notte era davvero pungente. Il 1° Marzo fu raggiunto il Middle Barrier Depot, ma tre circostanze resero la situazione complicata: 1. il combustibile rimasto era poco; 2. Titus Oates aveva le dita dei piedi malandate per il freddo; 3. il vento gelido [-40 °C] e forte rese la marcia un inferno. Il 3 Apsley Cherry-Garrard e Dimitri Gerof si accamparono all'One Ton Depot; se il gruppo di Scott avesse tenuto la media dell'andata sarebbe ritornato proprio in quei giorni. Ma con solo una marcia in più i due esploratori avrebbero potuto allestire anche un deposito 28 km più a sud (come richiesto a suo tempo da Scott)... Il 4 la temperatura era sì meno rigida [-29 °C] ma la superficie fu molto brutta: brina sabbiosa e sastrugi; il deposito successivo era a 78 km, le provviste ammontavano ad una settimana però c'erano solo 3-4 giorni di combustibile! Il 6 il tragitto percorso fu di 15 km (media di circa una l'ora); Oates fu sistemato sulla slitta. In previsione dell'esaurimento dell'olio combustibile fu tentato di costruire una lampada ad alcool in sostituzione del fornello Primus. Il 7 furono percorse poco più di 10 miglia e ne restavano ancora 16 al deposito; lo stesso giorno Amundsen approdò a Hobart in Tasmania, così tutto il mondo seppe della sua conquista del polo Sud. Il 9 arrivarono ad un piccolo deposito allestito alle pendici del monte Hooper: le razioni scarseggiavano come se la squadra con i cani non fosse mai arrivata...  all'One Ton Depot restavano 60 miglia. Quasi tutto il giorno 10 lo passarono in tenda per una bufera di neve; il cibo poteva essere cotto solo a metà per risparmiare combustibile e così si congelava subito. Nel frattempo Apsley Cherry-Garrard e Dimitri Gerof dopo aver atteso inutilmente per una settimana decisero di far ritorno a Cape Evans. L'11 Oates era in condizioni assai prossime alla fine; i quattro ne discussero e concordarono che avrebbero provato a marciare finchè ce la poteva fare. In ogni caso Scott ordinò a Wilson di darli i mezzi con cui avrebbero potuto porre fine alla loro vita; il dottore consegnò quanto aveva nella borsa dei medicinali: tre compresse di oppio a testa ed una fiala di morfina. La marcia al mattino sotto un cielo coperto fu ostacolata dalla visibilità quasi nulla; alla fine della giornata furono percorse 6 miglia, la massima andatura giornaliera che potevano permettersi con quel vento e la superficie infima. Le provviste sarebbero bastate per una settimana; l'One Ton Depot doveva essere a 55 miglia. Il 12 nella mattina furono percorse 4 miglia in 4 ore e 20’ e nel pomeriggio altre 3; quindi sotto la media utile (7,85) per arrivare al deposito entro una settimana. Oates nonostante tutto cercava di tirare, ma anche le sue mane erano andate; purtroppo il vento impetuoso era anche a sfavore! Sabato 17 Marzo Titus al risveglio — mentre fuori infuriava una bufera — disse: «Sto solo uscendo e potrebbe volerci un po' di tempo»; così uscì dalla tenda per non fare più ritorno. I tre compagni quando il tempo tornò clemente provarono, per puro scrupolo, a cercarlo intorno alla tenda. Erano ormai allo stremo, così al campo 14 lasciarono il teodolite, la macchina fotografica ed i sacchi a pelo di Oates. Su precisa richiesta di Wilson, si sobbarcarono i campioni geologici ed i tanti libri... Domenica 18 il campo del pranzo fu allestito a circa 21 miglia dal deposito; ma il vento forza quattro da nord-ovest e la temperatura sui -32 °C fecero interrompere la marcia. Scott accusò il congelamento del piede sinistro fino alle dita e un'indigestione per aver mescolato polvere di curry con pemmican fuso; invece Bowers era l'unico in condizioni migliori. Per il fornello restava a disposizione l'ultimo mezzo pieno di combustibile e una piccolissima quantità di alcool. Lunedì 19 la marcia tirata — con una slitta che sembrava oltremodo pesante — lì portò a 11 miglia dal deposito; con quella media ci sarebbero arrivati in tre giorni, ma il cibo bastava per due e il combustibile per uno... Martedì 20 una violenta bufera di neve li inchiodò nella tenda; Scott decise che Wilson e Bowers avrebbero tentato di raggiungere l'One Ton Depot. Il combustibile bastava appena per scaldare due tazze di tè a testa; il cibo crudo invece era sufficiente per due giorni. Giovedì 22 e venerdì 23 la bufera continuò a imperversare e così nessuno poté lasciare la tenda; il combustibile era finito e restavano solo uno-due giorni di provviste (tè, pemmican e cioccolata). Il 27 a Cape Evans fu approntata una seconda squadra di soccorso; Atkinson e Kehoane trainarono le slitte a mano alla ricerca dei compagni. L'ultima nota del diario di Scott fu scritta giovedì 29, intanto lo stesso giorno Atkinson e Kehoane lasciarono altre provviste al Corner Camp, 111 km da Cape Evans; ma per le proibitive condizioni meteo non poterono proseguire fino all'One Ton Depot. Il 1° Aprile decisero di tornare alla base: ormai le speranze di rivedere Scott e compagni vivi erano svanite. Dopo aver fatto passare l'inverno, il 29 Ottobre da Cape Evans partì la squadra di ricerca con muli; invece quella (Atkinson, Demetri, Cherry-Garrard) con slitte trainate da cani lasciò Hut Point il 2 Novembre. Verso mezzogiorno del 12 trovarono la tenda ai 79°50’ di latitudine sud: nel suo interno sulla destra Wilson era nel suo sacco a pelo con le braccia incrociate sul petto, a sinistra Bowers rannicchiato nel suo; sembravano essere morti nel sonno. Invece Scott fu trovato disteso mezzo fuori dal sacco a pelo con un braccio intorno al corpo di Wilson. I tre taccuini erano sotto le sue spalle, probabilmente era stato l'ultimo a morire. I corpi furono composti dentro la tenda e sepolti nel ghiaccio; i diari, le lettere, la macchina fotografica e gli altri oggetti (fra cui 14 kg di campioni rocciosi) vennero portati via. Sopra il cumulo di neve che copriva il luogo della sepoltura furono posti due sci incrociati formarono una croce ¦foto¦. Sapendo che Oates doveva essere circa 40 km più a sud, una squadra di ricerca andò in quella zona. Il 15 su un muro di neve eretto l'anno prima per proteggere i pony, 42 km a sud dell'One Ton Depot, furono trovati: il sacco a pelo di Oates (al quale era stata praticata un'apertura per impedire ai piedi di scongelarsi nella notte), i suoi finnesko (di cui uno tagliato per consentirgli di calzare il piede gonfio) e il teodolite. La squadra cercò il corpo di Oates senza trovarlo; sul luogo eressero una croce lasciando un messaggio.

APRILE

‘ Non trovo una soluzione al dilemma [C'è Auschwitz, quindi non può esserci Dio]. La cerco ma non la trovo.

PRIMO MICHELE LEVI chimico e scrittore

A. Torino—Crocetta ¦corso Re Umberto 75 · terzo piano¦, 31.07.1919 04:00

Ω. Torino ¦corso Re Umberto 75 · piano terra¦, 11.04.1987 10:05

 suicidio; sfracellamento cerebrale e altre ferite da caduta  link

Primo Levi nacque il 31 Luglio 1919 in una famiglia di ebrei non praticanti. Gli fu dato come secondo nome quello del nonno paterno che la notte del 26.07.1888 s'uccise lanciandosi nel vuoto da un'abitazione torinese in via San Francesco da Paola. Con la marcia su Roma del 28 Ottobre 1922, le squadre paramilitari fasciste imposero al re d'Italia, Vittorio Emanuele III, l'affidamento del governo a Benito Mussolini. Nel 1934 Levi s'iscrisse al liceo classico “Massimo d'Azeglio” di Torino; per qualche mese ebbe Cesare Pavese come professore d'italiano. Nel 1937 dopo il conseguimento della licenza liceale s'iscrisse al corso di chimica presso la facoltà di scienze dell'Università di Torino. Il 13 Settembre 1938 sulla Gazzetta Ufficiale fu pubblicato il regio decreto-legge 05.09.1938, n. 1390 “Provvedimenti per la difesa della razza nella scuola fascista”. L'articolo 5 recitava testualmente: potranno in via transitoria essere ammessi a proseguire gli studi universitari studenti di razza ebraica, già iscritti a istituti di istruzione superiore nei passati anni accademici . Levi quindi poteva continuare con i suoi studi universitari. L'Italia entrò ufficialmente nel secondo conflitto mondiale il 10 Giugno 1940 dichiarando guerra alla Francia, ormai sopraffatta dalla Germania. Un campo di concentramento [lager], costruito nelle vicinanze della città polacca di Oświęcim — Auschwitz in tedesco — venne "aperto" il successivo 14 Giugno con l'arrivo di 28 detenuti politici polacchi <<da rieducare>>. Nell'ispezione del 1° Marzo 1941, il comandante supremo delle SS Heinrich Himmler dispose che diecimila detenuti fossero destinati alla costruzione di un'area industriale. Al posto del villaggio di Monowice [Monowitz in tedesco] venne allestito un campo per il lavoro coatto a favore di industrie tedesche come l'IG Farben. Nel Luglio 1941 Levi si laureò in chimica con 110 e lode. Naturalmente il suo diploma di laurea portava la dicitura <<di razza ebraica>>. Levi si trasferì per lavoro a Milano e lì incontrò Vanda Maestro (anche lei laureata in chimica) e Luciana Nissim (medico). Il 20 Gennaio 1942 Reinhard Heydrich, creatore e capo incontrastato del RSHA, convocò una conferenza interministeriale in una villa a sud-ovest di Berlino. Il tema segretissimo era l'Endlosung der Judenfrage [‘‘Soluzione finale della questione ebraica’’]. H. fece il discorso introduttivo, mentre Adolf Eichmann svolse il compito di segretario. In meno di due ore il capo del RSHA, otto sottosegretari e sei funzionari di polizia e del servizio di sicurezza pianificarono lo sterminio di tutti ebrei d'Europa entro l'anno 1950. Il piano era semplice nella sua mostruosità: <<deportare tutti ad Est>>, eliminare gli <<inabili al lavoro>> al loro arrivo, sfruttare la manodopera senza limiti, sopprimere gli <<elementi più resistenti>>; tutto questo per evitare ogni rinascita del popolo ebraico. Due strutture c'erano già Chełmno e sopratutto Oświęcim-Brzezinka; poi ne sarebbero state aggiunte altre per i milioni di ebrei ancora presenti nelle zone occupate. Il metodo già sperimentato nel ‘programma T4 sarebbe stato il gas asfissiante (Zyklon B o monossido di carbonio molto più "efficienti" dell'esecuzioni di massa eseguite dagli Einsatzgruppen). I luoghi di "evacuazione" erano ben collegati da ferrovie e non avrebbero destato attenzioni o sospetti. Tutto doveva svolgersi con segretezza, metodo e rigore a prescindere dalle sorti della guerra. L'"evacuazione" sarebbe iniziata dal protettorato di Boemia e Moravia, per poi estendersi all'Olanda e Francia e agli altri paesi occupati. Il decreto del 31 Marzo stabilì la selezione dei deportati tra quelli "adatti" e quelli "inadatti" al lavoro. Negli altri campi di sterminio polacchi, chiunque arrivava veniva avviato alle camera a gas eccetto un'esigua minoranza da destinarsi alla raccolta ed eliminazione dei cadaveri. Invece a Auschwitz tale direttiva fu presa in seria considerazione; naturalmente gli "inadatti" (vecchi, malati, bambini, donne incinte) dovevano essere eliminati. Il 12 Maggio millecinquecento ebrei arrivarono alla stazione di Oświęcim. A questi deportati non fu applicata la selezione perché vennero direttamente inviati al Bunker I. Praticamente quel giorno Auschwitz-Birkenau diventò un vernichtungslager cioè un ‘‘campo di sterminio’’. Infatti in tedesco vernichtung significa anche trasformare in nulla, annientare. Il 27 Maggio la resistenza ceca tese un agguato a Heydrich; nella sua auto fu gettata una granata anticarro. Il governatore della Boemia e Moravia rimase gravemente ferito e morì in un ospedale di Praga alle 04:30 del 4 Giugno. La vendetta dei nazisti fu spietata: 3000 ebrei del lager-ghetto di Theresienstadt-Terezín furono deportati e sterminati. Per ulteriore rappresaglia, Himmler il 10 Giugno ordinò la liquidazione il piccolo villaggio boemo di Lidice, ritenuto un nascondiglio di partigiani. Il 30 Ottobre con l'arrivo di 800 prigionieri dal "campo principale" divenne operativo l'arbeitlager/‘‘campo di lavoro’’ di Monowitz. Il 19 Novembre iniziò la definitiva controffensiva dei sovietici su tutto il fronte d'invasione nazista. L'operazione Urano mirò alla liberazione di Stalingrado assediata dal 19 Agosto. Alle 10 del 31 Gennaio 1943 Friedrich von Paulus, comandante delle truppe tedesche — prima assedianti e poi assediate a Stalingrado — venne catturato. Alle 19:45 firmò la resa; era l'inizio della ritirata dell'esercito tedesco sul fronte russo ¦mappa¦. Il 10 Luglio gli autoblindi americani di Patton ed i soldati di Montgomery sbarcarono in Sicilia. Alle 17 del 24 Luglio presso Palazzo Venezia a Roma si riunì il Gran Consiglio del Fascismo per discutere l'ordine del giorno “Grandi. Alle 2 del 25 Luglio l'odg fu approvato con 19 voti a favore e 7 contrari; alle 16 Mussolini si recò come al solito a Villa Savoia per conferire con il re. Proprio Vittorio Emanuele III in mattinata aveva firmato il decreto che nominava il generale Pietro Badoglio capo del governo con pieni poteri militari. Appena uscito dalla residenza reale, Mussolini fu preso in consegna dai Regi carabinieri per <<proteggere la vostra persona>> su ordine del re. Il nuovo governo comunque continuò la guerra al fianco della Germania; così l'Ufficio della demografia e della razza a Roma non fu smantellato. Anzi le leggi razziali, il lavoro forzato, le consegne impartite ai prefetti rimasero in vigore. Il 3 Settembre a Cassabile, in Sicilia, venne firmato il l'armistizio; il giorno 8 non avendo risposte dall'autorità italiane Dwight D. Eisenhower — comandante in capo delle forze alleate in Europa — lo fece annunciare dalle frequenze di Radio Algeri alle 18:30. Battaglioni di paracadutisti erano già decollati dalla Sicilia per presidiare Roma; l'autorità italiane avrebbero dovuto annunciare l'armistizio e supportare l'operazione mettendo a disposizione alcuni aeroporti. Invece i "generali", fra cui Giacomo Carboni (responsabile della difesa di Roma), non assecondarono tale offerta; anzi risposero ai due inviati (generale di brigata Maxwell D. Taylor e il colonnello William T. Gardiner) che preferivano annunciare l'armistizio il giorno 12! Ovviamente la spedizione dei parà per presidiare Roma fu subito annullata. Pietro Badoglio — nominato capo del Governo il 25.07.'43 — dovette annunciare dai microfoni dell'EIAR il testo dell'armistizio (<< ogni atto di ostilità contro le forze anglo-americane deve cessare da parte delle forza italiane, che tuttavia reagiranno ad eventuali attacchi da qualsiasi provenienza  >>); erano le 19:45. All'alba del 9 Badoglio e la famiglia reale si trasferirono/scapparono a Brindisi, già liberata. Alle 14:30 nella capitale fu fondato il CLN: praticamente da quel giorno iniziò la Resistenza. Alle 16 del 10 il Regio esercito che insieme ai civili aveva provato a difendere Roma si arrese alle truppe di Kesselring; la mancata difesa della capitale si era già conclusa. Primo Levi insieme ad amici decise di aderire ad una banda partigiana composta da comunisti legati al PCInt e da anarchici. Ma già dopo pochi giorni, la formazione fu "infiltrata" da ufficiali fascisti inviato da capurioni aostani. Il 23 Settembre Mussolini, liberato undici giorni prima dai tedeschi, fondò la Repubblica Sociale Italiana. Il 13 Ottobre il governo italiano, guidato a Brindisi da Badoglio, dichiarò guerra alla Germania e quindi anche ai fascisti della Repubblica sociale italiana. Il PFR tenne la sua prima ed unica assemblea il 14 Novembre. Proprio quel giorno fu elaborata la cosiddetta ‘Carta di Verona. In particolare il punto 7 dichiarava che: Gli appartenenti alla razza ebraica sono stranieri. Durante questa guerra appartengono a nazionalità nemica. Il 30 Novembre il ministro dell'Interno della RSI, Guido Buffarini-Guidi, emanò l'ordinanza di polizia n. 5 che fra l'altro disponeva l'arresto e l'internamento di tutti gli ebrei, nonché il sequestro dei loro beni. Tale ordinanza entrò in vigore su tutti i territori occupati dai tedeschi. Il 5 Dicembre a Fossoli - Carpi (Modena) fu ufficialmente aperto un grande campo d'internamento per ebrei e prigionieri di guerra. Intanto, il gruppo partigiano dove era Levi, si stanziò vicino Brusson (Aosta). Delle spie, a suo tempo infiltrate, ne avevano assunto il comando... Così all'alba del 13 Dicembre 1943 tre centurie della milizia fascista irruppero nel rifugio dei partigiani (e dei loro camerati-infiltrati). Primo, Vanda, Luciana e altri due compagni furono portati a Brusson e poi condotti in una caserma fuori Aosta. Il 20 Gennaio, Primo, Vanda e Luciana furono portati in treno da Torino verso il campo d'internamento di Fossoli. Lo stesso giorno Vittorio Emanuele III emanò due regi decreti-legge: il n. 25 e il n. 26. Con il primo agli ebrei italiani furono ridati i diritti civili e politici negati dalle leggi razziali, che furono così abrogate. Il secondo si occupò del reintegro dei diritti patrimoniali agli ebrei italiani. Naturalmente le leggi emanate dal governo italiano con sede a Brindisi non valevano nella Repubblica Sociale Italiana (o meglio nei territori occupati dalle forze tedesche). Il 3 Gennaio 1944 l'Armata conquistò la città di Olevsk a soli 16 km dal confine sovietico-polacco prebellico. L'ex frontiera fu superata fra il 5 e 6 Gennaio; il confine con la Prussia orientale era lontano 450 km. Il 22 Gennaio gli Alleati sbarcarono ad Anzio (Roma), ma non riuscirono a raggiungere la capitale. Il 5 Febbraio un'ordinanza dei tedeschi obbligò la consegna a loro degli ebrei detenuti nei campi di concentramento della RSI. La mattina del 21 Febbraio le SS comunicarono che il giorno seguente tutti gli ebrei di Fossoli sarebbero stati deportati in treno verso <<un campo di lavoro ad Est>>. All'alba del 22 Febbraio ci fu l'ultimo appello: ognuno doveva rispondere «Presente!», ad ogni nome mancante per rappresaglia sarebbero state fucilate dieci persone. Appena terminato appello, un caporale disse al superiore: «650 stuck, alles in ordnung» [‘‘650 pezzi, tutto in ordine’’]. Fra questi seicentocinquanta deportati (saranno 489 quelli poi identificati) c'erano: 118 persone sopra i sessanta anni, due di dodici anni, cinque di undici, tre di dieci, tre di otto, tre di sette, quattro di sei, due di quattro, uno di tre, uno di due, quattro di un anno ed un neonato di due mesi. Le 650 persone furono portate alla stazione di Carpi dove li aspettava un treno con dodici vagoni merci e la scorta. In media in un vagone furono stipate fra le 45 e le 60 persone; sul pavimento c'era un po' di paglia, ma niente viveri o acqua e nemmeno un secchio per i bisogni corporali. Il convoglio partì solo a sera procedendo lentamente verso un luogo fino allora sconosciuto ai deportati (e non solo a loro): Auschwitz ¦mappa collegamenti ferroviari al campo di sterminio¦. Alle 21 circa del 26 Febbraio, in un freddo glaciale, il convoglio arrivò al capolinea: la stazione civile di Oświęcim. Come prassi, i nazisti diedero il loro "benvenuto"/begrüssung sulla Judenrampe dello scalo merci. In pochi minuti scelsero 95-96 uomini e 29 donne ancora <<utili allo sforzo bellico>>. Le altre 563 persone (tutti i bambini, i vecchi, le donne con figli, i malati e gli inabili) furono portate via ed entro un paio di giorni gasate. I deportati maschi su dei camion finirono a Monowitz (Auschwitz III) ¦mappa¦; invece le 29 donne, fra cui Vanda Maestro e Luciana Nissim, vennero avviate nel campo femminile di Birkenau (Auschwitz II) ¦mappa¦. A Levi venne tatuato sul braccio sinistro il numero di matricola 174517. Alle 06:05 del 18 Aprile circa 750 uomini e donne — quasi tutti giovani — attaccarono le truppe tedesche che erano penetrate nel ghetto di Varsavia per liquidarlo. Ormai quasi tutti i suoi occupanti erano stati deportati e sterminati nelle camere a gas di Treblinka. La ZOB/‘‘Organizzazione Ebraica Combattente’’ disponeva di: 2 mitragliatrici contro 135, 15 fucili contro 1358, qualche migliaio di molotov e granate. Il 20 Aprile i malati ed i feriti dell'ospedale furono trucidati. L'8 Maggio i tedeschi esasperati per la tenace resistenza ricorsero ai gas asfissianti; Mordechai Anichwicz, comandante della rivolta, preferì uccidersi nel bunker di via Mila piuttosto che farsi catturare. Il 14 Maggio l'impari battaglia terminò; non più di 50 effettivi della ZOB si salvarono. Alle 20:15 del 16 Maggio la Sinagoga fu fatta saltare con cariche di dinamite. Le ultime 56.065 persone presenti nel Ghetto furono catturate e deportate nei campi di sterminio. Il 4 Giugno gli Alleati entrarono a Roma, già lasciata dai tedeschi. Il 6 Giugno le truppe alleate sbarcarono in Normandia. Il 22 Giugno l'attacco sovietico — con un rapporto di superiorità 6 a 1 — dilagò dalla Russia. Il 20 Luglio fu ordito un attentato alla vita di Hitler. Una bomba a tempo venne posta sotto il tavolo delle mappe nel quartiere generale di Rastenburg nella Prussia orientale. Alle 13:42 l'ordigno esplose, ma il pesante tavolo fece da scudo; così Hitler rimase solo lievemente ferito. Quasi nessuno dei congiuranti sfuggì alla sua spietata vendetta. Il 24 Luglio le truppe sovietiche liberarono il campo di concentramento e sterminio di Majdanek ¦schema liberazione¦ posto in un quartiere di Lublino a circa 270 km da Oświęcim. Le SS non avevano fatto in tempo a distruggere l'installazioni di sterminio. Solo il forno crematorio principale venne danneggiato, ma non abbattuto. Nel campo, abbandonato dal 22 Luglio, i sovietici trovarono alcune centinaia di superstiti. L'Armata intanto respingeva indietro i tedeschi lungo gli 800 km del fronte orientale. Il 29 Luglio alcune unità sovietiche attraversarono la Vistola. Gli Alleati il 31 Luglio sfondarono le linee difensive tedesche. Alle 17 locali del 1° Agosto scattò la cosiddetta ‘ora W’ (da Warszawa oppure <<Wybuch>>, ‘‘esplosione’’); l'esercito clandestino anticomunista [Armia Krajowa, ‘‘Armata della Patria’’] diede inizio alla liberazione di Varsavia. Stalin che riconosceva solo il Comitato di liberazione polacco di Lublino, e non il governo in esilio a Londra, negò ogni aiuto ai rivoltosi. Ai bombardieri alleati fu proibito l'uso degli aeroporti sovietici. Così l'Armata, che aveva percorso 700 km in cinque settimane, si fermò a soli 20 km da Varsavia. Per il dittatore russo una città distrutta e senza resistenza sarebbe stata più facile da "liberare" e poi porre sotto il dominio sovietico. Le forze partigiane polacche, l'esercito popolare, uomini e donne strapparono due-terzi della città ai tedeschi. Poi attesero invano il contrattacco sovietico. Ma la battaglia fra l'AK e le truppe tedesche era comunque impari: tre divisioni di SS e brigate di ucraini-lettoni sterminarono la popolazioni distruggendo interi quartieri. Gli Alleati si limitarono a sporadici lanci di viveri e armi, al massimo bombardarono i quartieri occupati dai tedeschi. Alle 7 del 25 Agosto le divisioni francesi e americani entrarono a Parigi, alle 15:15 la guarnigione tedesca si arrese. La città "vecchia" di Varsavia capitolò il 31 Agosto; lo stesso giorno gli americani superarono il fiume Mosa a meno di 100 km dalla Germania. Nel pomeriggio dell'11 Settembre i primi soldati americani misero piede su terra tedesca: a Treviri. Il 14 le truppe sovietiche conquistarono il sobborgo Praga a soli 5 km dal centro di Varsavia. Ma l'ordine di Stalin era chiaro: la Vistola non doveva essere superata. A Birkenau durante le ultime selezioni di Ottobre fu la volta di Vanda Maestro. La giovane chimica non era stata inquadrata fra gli "specialisti" e così aveva subito il disumano lavoro forzato che in tre mesi poteva portare alla condizione di muselmann/‘‘mussulmano’’, ultimo ed irreversibile stato di deperimento. Vanda aveva solo 25 anni e nemmeno due pastiglie di sonnifero servirono per l'ultima sera. La sua destinazione probabilmente fu il Blocco-H [l'Himmelsblock/‘‘blocco del cielo’’]; da lì si finiva nelle camere a gas oppure nel Blocco-10, quello degli "esperimenti". Luciana Nissim aveva lasciato Birkenau il 30 Agosto come accompagnatrice di un trasporto verso la Germania. Sarà liberata dagli americani nell'Aprile 1945 presso Lipsia. Il 2 Ottobre l'AK si arrese all'esercito tedesco. Nella rivolta di Varsavia, dei 46.700 uomini e donne dell'esercito patriottico polacco, ne morirono 16mila; chi si arrese fu poi deportato. Intanto i bombardieri alleati colpirono a più riprese le installazioni industriali di Monowitz provocando danni ingenti. I prigionieri — a cui era negato l'ingresso nei rifugi — dovettero riparare i danni agli impianti, che non produrranno un solo grammo di gomma sintetica (la Buna per l'appunto). I bombardamenti alleati non interessarono il campo di Birkenau perché era ritenuto "obiettivo strategico secondario". Il 7 Ottobre i 663 prigionieri del dodicesimo Sonderkommando decisero di anticipare il piano di ribellione e fuga, che stavano preparando da Giugno. Infatti le SS avevano deciso di liquidarli: ormai erano dei geheimnisträger/‘‘portatori di segreti’’. I membri del Sonderkommando al crematorio IV riuscirono a prendere in mano la situazione: cacciarono le guardie, fecero esplodere il forno crematorio ed uccisero un detenuto criminale tedesco. Le SS scapparono, ma poi tornarono con una mezza compagnia ed iniziarono a sparare e sguinzagliare cani poliziotto. Sentita l'esplosione, anche il Sonderkommando al crematorio II prese l'iniziativa: gettarono un SS ed un Oberkapo tedesco vivi in un forno e pestarono a morte una guardia. Poi aprirono varchi nel reticolato e scapparono nei boschi circostanti. Purtroppo le SS riuscirono a isolare il crematorio III e soffocarono la rivolta al crematorio IV. Subito dopo si gettarono all'inseguimento dei fuggiaschi, che erroneamente erano scappati verso il sotto-campo di Rajsko e non verso la Vistola a nord-est. La maggior parte dei prigionieri fu intrappolata in un granaio, che le SS incendiarono. Nessuno dei 250 fuggiaschi, fra cui gli organizzatori della rivolta, sopravvisse. Tutti i cadaveri furono riportati nel cortile del crematorio IV, ma ne mancava ancora 12... Le guardia stavano per lanciarsi alla loro caccia, però sopraggiunse un allarme aereo. Le SS rimandarono la faccenda, ma prima spararono a tutti i membri rimasti dei Sonderkommando del crematorio II e IV. I dodici fuggitivi furono trovati in una costruzione sull'altra sponda della Vistola e vennero uccisi sul posto. Nella ribellione le perdite per le SS furono di tre morti e dodici feriti. Domenica 15 Ottobre, quando nella religione ebraica cadeva la solenne ricorrenza dello Yom Kippur, a Monowitz si svolse l'ultima selezione: Primo Levi fu considerato ancora utile come il 40% degli internati. Il 20 le truppe sovietiche e le forze partigiane di Tito liberarono Belgrado. Il 21 la città tedesca di Aquisgrana si arrese agli Alleati. Nonostante la schiacciante differenza in termini di uomini e materiale bellico (100 carri armati e 600 aerei tedeschi contro 2000 e più di 14mila alleati), il fronte di guerra nell'Europa occidentale si stabilizzò sui fiumi Reno e Schelda in Belgio. Dal 2 Novembre le gassazioni a Auschwitz-Birkenau furono sospese, infatti i deportati di un convoglio arrivato il giorno dopo furono direttamente ammessi al campo. Se le selezioni sulla banchina e le gassazioni terminarono; naturalmente le uccisioni, le violenze, le sofferenze dei prigionieri continuarono. Alle 14 del 17 Novembre i 198 rimasti dell'intero Sonderkommando furono gasati nel crematorio II. Il 26 Himmler ordinò di smantellare i crematori II e III; il numero V rimase in funzione per incenerire i morti. Nello stesso mese Levi insieme a tre compagni venne trasferito in un laboratorio chimico al coperto. L'11 Gennaio 1945, Primo ammalatosi di scarlattina, fu ricoverato nell'infermeria. Con il sopraggiungere inesorabile delle truppe sovietiche il complesso di Auschwitz fu evacuato. I prigionieri ancora in grado di camminare furono costretti alle cosiddette "marce della morte". Finalmente il 17 Gennaio l'Armata sferrò l'attacco decisivo in Alta Slesia: Varsavia (circa 275 km a sud-est di Oświęcim) fu liberata. La sera dello stesso giorno l'esercito sovietico aveva liberato anche Cracovia (circa 55 km ad ovest di Oświęcim). Nelle prima serata del 18, 10.233 detenuti di Monowitz lasciarono il campo scortati dalle SS. Alberto, l'amico che aveva condiviso con Levi gli ultimi mesi di prigionia, scomparve durante il trasferimento ad ovest. La stessa sorte toccherà ad almeno un terzo dei prigionieri costretti alle "marce della morte". Era un freddo glaciale, i prigionieri non indossavano né indumenti, né calzature adeguate e riceverono pochissimo cibo. Alle 23 del 18 Gennaio, un violento bombardamento sovietico colpì Monowitz. Le SS di guardia al campo lasciarono i prigionieri al loro destino, il terrore di essere accerchiati dalle truppe sovietiche era troppo grande. Verso le 9 di mattina del 27, una pattuglia di ricognizione sovietica arrivò a Monowitz; sarà il primo campo del "complesso" di Auschwitz ad essere liberato. A Monowitz furono trovati circa 800 superstiti, di cui 500 in gravi condizioni. Qualche giorno dopo Levi ed un centinaio di malati furono portati allo Stammlager, trasformato in un improvvisato ospedale. Levi rimase in uno stato critico per cinque giorni, ma riuscì a farcela. A metà Marzo lasciò Auschwitz per arrivare a Cracovia e poi al campo di Bogucice. L'armate dei generali Żukov (da est) e Koniev (da sud) e Rokossovsky (da ovest) dal 16 Aprile si schierarono contro Berlino. Il 17 le truppe alleate ruppero la linea gotica, che li aveva bloccati dal Novembre 1944. La loro avanzata nella pianura padana fu inarrestabile, il 18 Mussolini trasferì il governo della RSI a Milano. Il 20 l'artiglieria russa iniziò un bombardamento serrato da Marzahn, 12 km dal centro della capitale tedesca. Il 26 Aprile Guido Buffarini-Guidi fu arrestato dai partigiani, sarà processato da una Corte straordinaria d'assise e fucilato nel carcere San Vittore di Milano il successivo 10 Luglio. Benito Mussolini fu catturato dai partigiani alle 15:30 del 27 Aprile a Dongo mentre tentava di riparare in Svizzera a bordo di un camion tedesco. Secondo la versione ufficiale, l'esecuzione avvenne tramite fucilazione a Giulino di Mezzagra (Como) verso le 16:10 del 28 Aprile. A mezzogiorno del 30 i fanti russi presero d'assalto il Reichstag. Alle 15:30 Hitler si suicidò con un colpo di pistola nel Führerbunker. Sempre il 30 Aprile, alle 22:50, tre ufficiali issarono la ‘bandiera’ sulla vicina statua equestre rappresentante la Germania in trionfo. Alle 02:31 locali del 7 Maggio a Reims il generale Jodl firmò la resa incondizionata con gli Alleati. L'8 a Karlshorst, quartier generale di Żukov a Berlino, venne firmata la resa imposta dai sovietici. La Seconda Guerra Mondiale in Europa terminò ufficialmente alle 00:01 del 9 Maggio. Il 1° Luglio, Levi e altri compagni lasciarono Bogucice verso Odessa. Ma alterne vicende li portarono fino ad un campo d'alloggiamento in uno sperduto paesino: Staryje Doroghi a sud di Minsk in Russia. Il 16 Settembre tutti gli italiani partirono in treno semplicemente "verso sud" secondo quanto a loro riferito dalla scorta russa. In una notte di metà Ottobre il convoglio valicò il Brennero: di 650 che avevano lasciato l'Italia, alle 12 del 23 Febbraio 1944, ne erano tornati ventitre: otto donne e quindici uomini. Primo Levi arrivò a Torino la mattina del 19 Ottobre 1945: tutti i familiari erano vivi e nessuno ormai l'aspettava. Alle 23 dell'11 Marzo 1946 Rudolf Höss fu arrestato dalla polizia militare inglese in una fattoria di Flensberg in Germania. Il 25 Maggio l'ex comandante fu trasferito in Polonia, dove la Procura di Stato elevò contro di lui accuse gravissime. In seguito Höss testimoniò al processo di Norimberga contro l'IG Farben. L'ex SS Heinrich Schwarz — comandante di Monowitz dal 22.11.1943 al 18.01.1945 — fu condannato a morte per crimini di guerra da un corte militare francese. L'esecuzione avvenne il 20 Marzo 1947 a Sandweier in Germania. A Settembre Levi si sposò, qualche mese dopo uscì in 2500 copie “Considerate se questo è un uomo”. Il libro — rifiutato da Einaudi — ebbe una buona accoglienza dalla critica, ma rimase praticamente invenduto. Nel Dicembre 1947 fu assunto in una ditta di vernici, la SIVA di Settimo Torinese dove rimarrà fino alla pensione [01.12.1974 a 55 anni]. Ai due figli, Lisa Lorenza e Renzo, furono dati nomi che ricordassero Lorenzo Perrone, un muratore torinese che aveva procurato per sei mesi a Monowitz un supplemento di cibo a Primo e Alberto. Il 31 Gennaio 1951 l'Alto commissario americano in Germania concesse l'amnistia a centinaia di criminali di guerra, fra cui 24 ex dirigenti dell'IG Farben (condannati ad otto anni di carcere invece della pena capitale). Il direttore dello settore Buna di Monowitz, Otto Ambros, condannato a otto anni per sterminio di massa ed esercizio della schiavitù, ebbe incarichi di consulenza da parte di industrie americane. Sempre nel 1951 su precisa disposizione del TMI [Tribunale Militare Internazionale] l'IG Farben fu suddivisa in Bayer, AGFA, BASF ecc. ecc. Nel 1958 la casa editrice Einaudi si decise nel pubblicare in duemila copie Se questo è un uomo (una versione modificata del libro uscito nel 1947). Nell'Aprile 1963, sempre l'Einaudi, pubblicò La tregua (il continuo ideale di Se questo è un uomo). Le copie restanti del primo libro furono distrutte dall'acque dell'Arno che invasero la Biblioteca Nazionale nell'alluvione del 4 Novembre 1966. Leonardo De Benedetti, ‘Leonardo’ ne La tregua, morì 85enne per un attacco cardiaco il 16 Ottobre 1983; era ospite della casa di riposo ebraica. Nel Dicembre 1943 organizzò la fuga in Svizzera di tutta la famiglia; ma lui e la moglie furono rimandati indietro. Arrestati da una guardia di frontiera, furono poi internati a Fossoli; il 22.02.1944 fu deportato a Auschwitz-Birkenau insieme a Levi. Come lui fu avviato a Monowitz, però non si incontrarono mai perchè erano in Kommando diversi. Finalmente il 18.12.1944 poté lavorare come infermiere, lui che era medico; venne liberato nel Gennaio 1945 e rimase all'ex campo di Auschwitz fino a metà Marzo. Continuò a fare il medico anche a Bogucice; fu lui a diagnosticare una pleurite secca a Levi. Con lui affrontò un lunghissimo viaggio di ritorno che li portò fino in Bielorussa e poi a Torino il 19.10.1945. Fu chiamato a testimoniare al processo a Hoss nel 1947 e nel 1970-71 a Friedrich Bosshammer, ex comandante di Fossoli. Nel Marzo 1985 Levi scrisse la prefazione per l'autobiografia Comandante ad Auschwitz di Rudolf Höss edita da Einaudi. A fine Maggio 1986 nella casa di corso Re Umberto si tenne l'ultimo incontro-intervista con Ferdinando Camon; ne verrà fuori un libro, uscito postumo. Allora lo scrittore si "congedò" con: <<C'è Auschwitz, quindi non può esserci Dio>>. Successivamente Camon gli mandò il testo dattiloscritto per il controllo finale; Levi aggiungerà con una biro: Non trovo una soluzione al dilemma. La cerco ma non la trovo. I mesi fra il 1986 e 1987 furono contraddistinti da una grave depressione e malesseri alla vescica, forse effetto collaterali dei farmaci psicotropi. Ad inizio 1987 gli fu diagnosticata una prostatite benigna; a metà Febbraio subì un'operazione per ipb. Il medico di famiglia gli prescrisse il Cantor, uno psicofarmaco anche per gli stati iniziale della MdA. In effetti la sua situazione mentale stava precipitando: idee deliranti, tetri discorsi sui buchi neri, angoscia, paura di non poter più scrivere, ecc. ecc. Il 18 Marzo fu ricoverato in una clinica per un blocco urinario; doveva rioperarsi, e per lui che aveva paura di perdere la memoria nell'operazione, fu angoscia pura. All'anestesista quando gli chiese delle malattie avute e Levi gli mostrò i numeri tatuati sul braccio (<<Questa>>). Lasciò la clinica il 28 Marzo e sembrò un'altra persona, almeno per i primi giorni ma poi... Ad inizio Aprile cedette i diritti de “La tregua” al regista Francesco Rosi che ne farà un film dieci anni dopo. In settimana uscì per l'ultima volta da casa e quasi sicuramente imbucò una lettera per Ferdinando Camon che arriverà martedì 14. Giovedì 9 telefonò alla Sinagoga per informarsi se fosse arrivato il pane azzimo [matzà] per la Pasqua che iniziava al tramonto di lunedì 13. Fu curioso perchè Levi non era più praticante, e nemmeno credente, dopo l'esperienza di Auschwitz. La mattina di sabato 11 ricevette la telefonata di Piero Fassino per la presidenza dell'Einaudi; alle 09:50 avrebbe telefonato al rabbino capo Elio Toaff, ma la circostanza non è chiara. Infatti quel giorno era sabato/Sabbath ed un rabbino non dovrebbe rispondere al telefono; quindi c'è il dubbio che la telefonata sia di qualche giorno prima. Comunque sia, lo scrittore confessò di vivere il dramma di dover assistere la madre e la cognata. Ma erano timori eccessivi: la madre che aveva avuto un ictus nel Luglio 1986, non era in pericolo di vita tanto che morirà quasi centenaria nel Dicembre 1991; la cognata, madre della moglie, era cieca da molti anni ed abitava con i coniugi. Verso le 10 Levi ricevette la posta dalla portiera e la salutò gentile come sempre. All'infermiera che assisteva la madre disse di dover scendere in portineria; oltre a lei, c'erano le parenti inferme, ma non la moglie (che era uscita alle 09:30). Alle 10:05 circa scavalcò la ringhiera delle scale e cade dal terzo piano vicino all'ascensore. Il corpo rimbalzò fra ringhiera ed il gabbiotto; infine si sfracellò sul pavimento in marmo; la morte fu istantanea ¦ articolo in inglese sui momenti finali¦. Camon nel 2006 parlò del contenuto di quella lettera "postuma"; a suo dire era <<un inno alla vita, un vortice di programmi, speranze … >>. I funerali si tennero due giorni dopo, il 13 all'Istituto di Medicina legale in corso Galilei dove il corpo era stato portato già nel pomeriggio dell'11. Sulla lastra di marmo nero della tomba è inciso anche il suo "nome" a Monowitz: 174517. Lucia Morpurgo vedova Levi si è spenta nella casa di corso Re Umberto il 14 Giugno 2009 all'età di 89 anni. Lello Perugia, alias ‘Pietro Sonnino’ in “Se questo è un uomo” e ‘Cesare’ in “La Tregua”, ricoverato da tempo in un ospedale romano, morì il 24 Novembre 2010; aveva da poco compiuto 91 anni. Raffaello — che partecipò alla battaglia di Porta San Paolo — riuscì ad scampare alla deportazione nel rastrellamento del 13.10.1943. Entrò nella Resistenza, ma fu arrestato con i quattro fratelli il 14.04.1944; imprigionato a Fossoli, fu poi deportato ad Auschwitz-Birkenau il 26 Giugno. Lui e altri due fratelli vennero "immatricolati" all'arrivo; liberato nel Gennaio 1945 ritrovò Primo a Bogucice, in un campo di transito per profughi. Solo lui ed il fratello Mario sopravvissero alla Shoah. Sulla sua tomba è riportato un breve estratto che Levi scrisse su di lui ne “La tregua”. Elio Toaff si è spento quasi centenario il 19 Aprile 2015; nel 1997 rivelò i dettagli di quella telefonata di Levi, non aveva parlato prima per discrezione.

MAGGIO

« Spero che tutti voi mi seguiate presto. »

a Rafi Eitan e al vicedirettore del carcere prima di avviarsi verso il patibolo

 KARL ADOLF EICHMANN

(Otto Eckmann dal 06.'45 al 12.'45, Otto Henninger dal 01.'46 al 05.'48, Ricardo Klement dal 06.'48)

ex SS e caposezione IV B 4 “Affari ebraici” presso il RSHA

A. Solingen (Renania) [Germania], 19.03.1906 19:30

Ω. Ramlāh ¦carcere¦ – Tel Aviv, 31.05.1962 23:58

 esecuzione di una sentenza capitale; impiccagione 

GIUGNO

« … c'è un cammello che passa per la cruna di un ago. »

con un filo di voce a Michele Gesualdi; Firenze, 26.06.1967 alba

LORENZO CARLO DOMENICO MILANI COMPARETTI

sacerdote {dal 13.07.1947 al 26.06.1967}

priore di Barbiana {in loco dal 07.12.1947 al 25.04.1967}

educatore di ragazzi/e, scrittore

A. Firenze ¦viale Principe Eugenio 9; oggi viale Gramsci 25¦, 27.05.1923 13:30

Ω. Firenze ¦via Masaccio 218¦, 26.06.1967 17

 morbo di Hodgkin {da fine 1960}; leucemia mieloide {subentrata negli ultimi anni}, emorragia toracica {all'alba del 26 Giugno}  RIP

Secondo di tre figli, gli venne imposto anche il nome e cognome del nonno materno. I Milani avevano anche una tenuta in campagna presso Montespertoli (Firenze) ed una villa a Castiglioncello (Livorno). Agli inizi degli anni Venti c'erano circa 15 auto a Firenze, il dottor Albano Milani ne aveva addirittura due... Nel 1933 con l'ascesa di Hitler al potere, incominciarono le prime avvisaglie dell'antisemitismo. Dato che la moglie Alice Weiss era ebrea, anche se agnostica, Albano decise di sposarla con il rito cattolico. Il matrimonio fu celebrato 29 Giugno 1933, inoltre i tre figli della coppia furono battezzati. La famiglia si trasferì a Milano; così Lorenzo frequentò il liceo classico “Giovanni Berchet”. Il 21 Maggio 1941 venne dichiarato maturo in base alle classificazioni ottenute nel terzo trimestre. Infatti le sessioni dell'esame di maturità erano state sospese a causa dell'entrata in guerra. Il 12 Giugno 1943 Lorenzo ricevette la cresima dal cardinale Dalla Costa; il seguente 9 Novembre [1943] entrò nel seminario di Cestello in Oltrarno a Firenze. Il 13 Luglio 1947 nel Duomo cittadino fu consacrato sacerdote; insieme a lui quel giorno c'era Silvano Piovanelli, futuro cardinale di Firenze. Il 9 Ottobre 1947 il neo-sacerdote venne inviato a San Donato di Calenzano. Come cappellano avrebbe aiutato il vecchio proposto Daniele Pugi, lì in quella parrocchia dal 1914. Don Milani nella canonica aprì una "Scuola Popolare" aperta a tutti: bambini/e, ragazzi/e e uomini/donne di qualsiasi orientamento politico. Intanto il 12 Luglio Ermenegildo Florit fu nominato vescovo coadiutore; sarebbe succeduto al cardinale Della Costa ormai anziano. Il 12 Settembre 1954 morì il preposto di Calenzano; a quel punto nessuno poteva più difendere don Milani dai contrasti avuti con alcuni preti dei dintorni e sopratutto con la curia fiorentina. Il vicario generale Mario Tirapani comunicò a don Renzo Rossi che la parrocchia di Sant'Andrea a Barbiana sarebbe stata affidata a don Milani. Curiosamente l'allora seminarista aveva avuto vivaci discussioni con Tirapani... La scelta di affidargli quella parrocchia, sperduta fra i monti e lasciata aperta solo per lui, fu presa dal cardinale Dalla Costa; probabilmente venne suggerita dal vescovo ausiliario Ermenegildo Florit. I parrocchiani di San Donato chiesero di parlare con Dalla Costa; questi all'incontro fu irremovibile: la scelta era fatta e loro come cristiani dovevano solo obbedire. Il 6 Dicembre 1954 don Milani arrivò in quello sperduto borgo montano (475 metri s.l.m. a metà del monte Giovi, venti case sparse intorno alla chiesa, 60 abitanti, sette km da Vicchio e quaranta da Firenze). L'indomani il priore chiese a don Rossi di portarlo in comune a Vicchio perché voleva comprarsi una tomba nel minuscolo camposanto, posto nel bosco sottostante la chiesta. Un impiegato gli rispose che quello era un cimitero comunale e quindi non si poteva prenotare un loculo. Subito don Milani aprì una scuola privata e gratuita di avviamento professionale a favore dei ragazzi del posto. La scuola di Barbiana era aperta tutti i giorni dell'anno dalla mattina presto alla sera. Non c'erano classificazioni, selezioni, valutazioni; tutto partiva dal motto <<I care>>, il contrario del <<me ne frego>>. Nel Aprile 1958 uscì “Esperienze pastorali”, il primo ed unico libro di don Milani. L'allora Sant'Uffizio dispose il ritiro dal commercio e proibì sia la ristampa che la traduzione. La notizia apparve sull'Osservatore Romano come chiusura di un articolo non firmato. Il Sant'Uffizio aveva ritenuto tale pubblicazione inopportuna. Curiosamente il libro aveva avuto: il nullaosta del revisore ecclesiastico, padre Reginaldo Santilli; l'imprimatur del cardinale Dalla Costa e la prefazione dell'arcivescovo di Camerino... Adriano Milani, diventato un pediatra e neuropsichiatra infantile, aiutava il fratello facendo visite periodiche ai bambini di Barbiana. Nel Dicembre 1960 don Milani iniziò ad accusare i primi sintomi del linfoma di Hodgkin, un tumore al sistema linfatico che oggi viene guarito nel 70-80% dei casi. Allora era una malattia non guaribile; comunque grazie al fratello medico poté usufruire di cure sperimentali e farmaci forniti anche dalla Farmacia Vaticana. La prima prognosi (tre mesi) fu ampiamente smentita: la malattia almeno si cronicizzò. Mario Tirapani si dimise da vicario generale nel 1960; la carica l'aveva avuta da Della Costa 19 anni prima. Quest'ultimo si spense a Firenze il 22.12.1961 quasi novantenne. Tirapani si ritirò al Convitto ecclesiastico dove fu direttore fino alla morte, il 29 Dicembre 1964 all'età di 81 anni. Il 6 Marzo 1965, unico fra tutti, il settimanale del partito comunista Rinascita, diretto da Luca Pavolini, pubblicò integralmente la replica di don Milani agli insulti rivolti dai cappellani militari toscani verso gli obbiettori di coscienza. Un "gruppo di ex combattenti" il 16 Marzo denunciarono sia Milani che Pavolini. In Luglio il sacerdote e il direttore di Rinascita furono rinviati a giudizio per istigazione a delinquere e disobbedire alle leggi. Il processo si svolse a Roma dal 30 Ottobre 1965. Ad inizio anno [1966] fu costretto al ricovero in ospedale; i medici gli diagnosticarono un'altra malattia: la leucemia mieloide acuta che per quei tempi equivaleva ad una condanna a morte. Don Milani scrisse insieme ai suoi ragazzi un'autodifesa (“Lettera ai giudici”) per il processo. Il 15 Febbraio 1966 gli imputati furono assolti   perché il fatto non costituisce reato   ¦sentenza completa¦; ma il pubblico ministero presentò ricorso in appello. A fine estate otto ragazzi della scuola di Barbiana, dopo che due di loro erano stati bocciati all'istituto magistrale, scrissero un'ipotetica lettera a una professoressa. Don Milani li aiutò come poté dato che doveva restare quasi sempre a letto. Dal Gennaio 1967 il sacerdote non poteva più alzarsi nemmeno per dire la messa. Il 25 Aprile lasciò Barbiana; nel focolare bruciò tutta la corrispondenza ricevuta; le altre carte l'aveva già bruciate: lo faceva ogni sera buttandole nella stufa; non voleva che fossero trovate per essere <<strumentalizzate>>. Le cure, ormai solo palliative, le ricevette a casa della madre, in via Masaccio a Firenze. Dall'8 Maggio, come scritto in un biglietto a don Bensi, non poteva più inghiottire nemmeno la comunione; il tumore aveva colpito la gola e la lingua che gli si era gonfiata. Poteva parlare, ma a bassa voce e con molta fatica. Il 19 Maggio uscì “Lettera ad una professoressa, un libro scritto insieme ai/alle ‘ragazzi/e di Barbiana’; difatti come autore compare la Scuola di Barbiana. É un volumetto di 160 pagine in cinquemila copie stampate dalla LEF. Il 21 Maggio Florit venne a trovarlo; don Milani gli fece consegnare un biglietto in cui aveva scritto: È venuto perchè le hanno detto che non posso più parlare?; invece con i suoi ragazzi/e preferiva parlare. Con l'arrivo del caldo, le sofferenze aumentarono: le labbra gli si seccavano e dovevano sempre inumidite; una sete atroce, insieme alla febbre, l'obbligava a stare nudo con solo un lenzuolo sopra il basso ventre. Inoltre aveva bisogno della bombola d'ossigeno perchè respirava sempre più a fatica. Verso le 5 del 27 Giugno Michele Gesualdi diede il cambio a chi assisteva il Priore; questi gli fece vedere che era in corso un'emorragia toracica: il petto era scuro e gonfio. Poi gli disse: <<Ti rendi conto, caro, cosa sta avvenendo in questa stanza?>>; Michele gli rispose quasi piangendo: <<Te che stai morendo>>. Il Priore disse con lentezza: <<In questa stanza c'è un cammello che passa dalla cruna dell'ago>>. Poi gli fece promettere di non raccontarlo... Il ragazzo lo confidò ad un sacerdote che poi lo disse a mondo e paese (come scritto da M. Gesualdi nel suo libro “Don Lorenzo Milani - l'esilio di Barbiana”. L'agonia si concluse verso le 19: spirò con intorno i/le ‘ragazzi/e di Barbiana’, amici, la madre, il fratello, la sorella. Fu vestito con i parametri sacri, non neri a lutto ma bianchi e verdi. É pura fantasia che il sacerdote volle essere sepolto con gli scarponi da montagna; sono ancora custoditi nell'armadio della sua camera. La camera ardente si tenne mercoledì 28 Giugno a Barbiana; la salma fu esposta sul tavolo della Scuola. Giovedì 29 si tenne il funerale nella chiesetta di Sant'Andrea; erano presenti ragazzi/e di Barbiana e Calenzano, le poche famiglie del posto ed i famigliari. La consuetudine che per la morte di un sacerdote a celebrare la messa fosse il cardinale, insieme ai preti del vicariato, non fu rispettata: Florit assente, e solo pochissimi i preti presenti. Il rito venne officiato da don Cesare Mazzoni, compagno di Seminario che l'aveva aiutato negli ultimi anni. Il 28 Ottobre 1967 la Corte d'Appello di Roma emise la sentenza finale: Lorenzo Milani fu riconosciuto colpevole e condannato a 5 mesi e 10 giorni di reclusione. Naturalmente i giudici di secondo grado scrissero che   il reato è estinto per la morte del reo  . Anche Pavolini — tuttora vivente — fu condannato a 5 mesi e 10 giorni di carcere per apologia di reato (poi tolti in Cassazione). Con la legge 15.12.1972 n. 772 fu ammessa l'obiezione di coscienza. Nel 1975 uscì il film “Un prete scomodo”; don Milani era interpretato da Enrico Maria Salerno; l'anno dopo uscì anche “Don Milani” ¦scheda archiviodelcinemaitaliano.it¦; Edoardo Torricella aveva la parte del sacerdote. Quest'ultimo film è andato in onda su tv locali toscane. Il cardinale Ermenegildo Florit si ritirò il 03.06.1977; morirà nel capoluogo toscano l'08.12.1985 a 84 anni. Lo stesso anno a Scandicci si spense don Raffaele Bensi che aveva seguito l'allora ventenne Lorenzo dalla comunione al suo ingresso in seminario. Il parroco di San Michele Visdomini fu inoltre il suo consigliere e confessore fino al 26.06.1967. Per l'appunto, dopo questa data don Bensi distrusse tutto il carteggio intercorso fra i due. Adriano Milani Comparetti, specialista che rivoluzionò la medicina della riabilitazione infantile, morì per un infarto il 12.04.1986 all'età di 66 anni. Luca Pavolini fu membro del Comitato centrale del Pci; nel 1980 subentrò a Piero Pratesi come deputato nella VIII legislatura. Direttore de L'Unità e di Repubblica, morì la mattina del 06.08.1986 all'età di 64 anni per un'emorragia cerebrale. Il 13.07.1987 l'allora cardinale di Firenze, e compagno di Seminario del Priore, Silvano Piovanelli celebrò messa nella parrocchia di Barbiana; lo faranno altri due suoi successori: Antonelli e Betori. Nel 1992 l'allora segretario della Cisl, Franco Marini, firmò un appello perché fosse tolta la "condanna"/ufficialmente <<bocciatura>> verso “Esperienze pastorali”. Il Vaticano rispose che il problema era superato perché dal Dicembre 1965 la Congregazione per la Dottrina della Fede aveva sostituito il Sant'Uffizio. Sempre nel 1992 Sebastiano Vassalli scrisse su Repubblica un intervento polemico con la figura del sacerdote (già da lui attaccata nel suo libro “Don Milani, che mascalzone”). Nell'estate 1997 è stato girato a Calenzano, nel Mugello e altre zone toscane la miniserie “Don Milani - il priore di Barbiana”; Sergio Castellitto interpreta don Milani. La troupe non poté utilizzare la Barbiana e così venne scelto un piccolo borgo vicino Vaglia: Cerreto Maggio. La chiesa locale è abbastanza somigliante a quella di Sant'Andrea [leggi qui]. Dal 2001 di sabato o domenica, sempre a Maggio, viene organizzata la “Marcia di Barbiana”; la partenza è dal monumento ai martiri di Padulivo alla chiesa di Sant'Andrea a Barbiana: sono circa 3 km quasi tutti in salita. Dal 20 Maggio 2002, sulla destra appena dentro il piccolo camposanto ¦foto¦, c'è anche l'ex perpetua Eda Pelagatti. La donna si era spenta novantenne due giorni prima all'istituto “Le Casette” presso la fondazione Madonnina del Grappa di Firenze. Chi si avventura fino al cimitero di Barbiana può lasciare un contributo sul quaderno che è dentro la piccola cappella. Nel Settembre 2007 si è avuto la prima esportazione del modello Barbiana: I care Albania. La professoressa che bocciò per due volte consecutive dei ragazzi di Barbiana, Vera Spadoni Salvanti, che ispirerà “Lettere ad una professoressa”, è morta il 24 Aprile 2007 all'età di 85 anni. Nel libro viene citata qualche volta con il cognome Spadolini. Per celebrare il quarantennale del libro e la morte di don Milani sono stati organizzati una serie di eventi. Il 23 Giugno 2007 la Fondazione “Don Lorenzo Milani” ha spedito una lettera al Papa per chiedere il decadimento formale del provvedimento emesso a suo tempo dall'ex Sant'Uffizio contro “Esperienze pastorali”. Ogni anno, di solito l'ultima domenica di Maggio, si svolge la Marcia di Barbiana. Con l'arrivo di Jorge Bergoglio alla soglia di Pietro, è caduta la condanna verso il libro. Don Cesare Mazzoni si è spento dopo lunga malattia nell'Ottobre 2013. Nell'Aprile 2014 in un'intervista rilasciata a “Toscana Oggi” il cardinale Betori, arcivescovo di Firenze, riferì che «Ci fu soltanto una comunicazione del Sant’Uffizio a Mons. Florit, allora Arcivescovo Coadiutore di Firenze, con cui si chiedeva di ritirare dal commercio il libro e di non ristamparlo o tradurlo». Sebastiano Vassalli si ritirò in una casa in mezzo alle risaie novaresi; morì il 26.07.2015 all'età di 73 anni per cancro. Il 20 Giugno 2017 papa Bergoglio è andato a Barbiana per visitare il piccolo borgo del Mugello e pregare sulla tomba di don Milani [leggi qui]. Secondo quanto scritto in questo articolo, dei 130ragazzi/e di Barbiana ne sono rimasti in vita 17 16. Michele Gesualdi si è spento il 18 Gennaio 2018 all'età di 74 anni; dal 2015 era ammalato di sla. Nel 1995 era stato eletto presidente della provincia di Firenze, carica che mantenne anche nell'elezioni provinciali del 1999. Nel 2004 decise di non ricandidarsi e tornò a fare il suo lavoro di sindacalista Cisl. Il 1° Novembre 2017, ormai immobilizzato dalla malattia, inviò una lettera ai presidenti di Camera e Senato; il ‘ddl sul biotestamento’ — per cui Gesualdi chiedeva l'approvazione — è diventato legge il 22.12.2017. I funerali di Michele Gesualdi si sono tenuti nella chiesa di Sant'Andrea a Barbiana; è stato sepolto nella stessa fila della tomba del Priore ¦pagina Repubblica¦. La XVIII edizione della “Marcia di Barbiana”, quella del 2019, è stata rimandata per maltempo; si è poi svolta domenica 10 Novembre. Quella del 2020 non si è tenuta a Maggio causa covid. Comunque è stata poi rimandata al 5 Settembre. Ecco infine una parte del testamento spirituale di don Milani, redatto il 1° Marzo 1966: Ho voluto più bene a voi che a Dio, ma ho speranza che lui non stia attento a queste sottigliezze e abbia scritto tutto a suo conto.

LUGLIO

« Per favore mi aiuti a salire, che poi a scendere ci penso da solo. »

al boia ai piedi del patibolo

Thomas More (Tommaso Moro in italiano) {vedovo, una figlia}

umanista {coniò la parola utopia}, scrittore, politico {lord cancelliere 1929-32}

{santo il 19.05.1935}

A. Londra ¦Milk street¦, 07.02.1478 02:30

Ω. Londra ¦Tower Hill¦, 06.07.1535

 esecuzione della sentenza di morte, decapitazione  link

Nel 1520 Thomas More (Tommaso Moro il suo nome italianizzato) entrò nella corte di Enrico VIII; successivamente divenne suo consigliere e segretario. Nel 1529 fu nominato Lord Cancelliere in Inghilterra; con il suo divorzio dalla regina Caterina, il re in contrasto con Clemente VII si nominò capo della Chiesa di Inghilterra. Moro in quanto laico non era costretto a prestare giuramento di supremazia al re come fu richiesto al clero; ma piuttosto che giurare si dimise da Lord Cancelliere il 16 Maggio 1532. Il Parlamento inglese nel 1534 approvò diverse leggi che sancirono la rottura con la Chiesa cattolica. Fu impedito alla stessa Chiesa di emettere regole senza il consenso del re; l'Atto sulle nomine ecclesiastiche (Ecclesiastical Appointments Act) obbligava la scelta di vescovi nominati dal sovrano. L'Atto di supremazia (Act of Supremacy) dichiarò che il re era <<l'unico Capo Supremo in terra della Chiesa d'Inghilterra>>. Infine l'atto sui tradimenti (Treasons Act) considerò alto tradimento, passibile della pena di morte, il rifiuto di riconoscere il re come tale. Il 13 Aprile 1535 Moro fu chiamato a prestare il fatidico giuramento; anche stavolta rifiutò e dal 17 Aprile venne imprigionato in una cella della Torre di Londra. Seguirono vari interrogatori (30 Aprile, il 7 Maggio, il 3 e 14 Giugno) dove Moro tenne testa alle minacce dei giudici. Il 26 Giugno si stabilì una speciale commissione per discutere il suo caso; il 29 gli fu presentato l'ordine di accusa. Il processo si aprì al Westminster Hall il 1° Luglio, una giuria di 12 persone doveva decidere sui quattro capi d'accusa (opposizione al nuovo matrimonio di Enrico VIII, non aver prestato giuramento i due più gravi. Il duca di Norfolk offrì un'ultima chance: se cambiava idea avrebbe avuto salva la vita; l'imputato apprezzò l'offerta ma rifiutò. In soli 15’ la giuria decise per un verdetto già noto: colpevole <<di aver parlato del re in modo malizioso, traditoresco e diabolico>>; sentenza: impiccagione come traditore. Il condannato fu riportato in cella e passò il tempo fra preghiere e meditazioni. Il 5 scrisse la lettera di addio alla figlia. All'alba del 6 un rappresentante del re gli comunicò che l'esecuzione era fissate per le ore 9. Per gentile concessione del sovrano, Moro sarebbe stato decapitato invece che impiccato come prevedeva la sentenza. Portato sul luogo dell'esecuzione, era molto debole e chiese al boia di sostenerlo; poco prima di mettere la testa sul ceppo lo baciò. Al boia vestito di rosso bastò un solo colpo di scure, poi alzò il "trofeo" per farlo vedere alla folla. La testa di Moro, bollita e messa su un palo, "rimpiazzò" quella del cardinale John Fisher che venne gettata nel Tamigi. Per un mese la testa dell'ex Lord cancelliere fu esposta sul ponte di Londra. Grazie ad una tangente, la figlia Margaret poté recuperarla e la fece imbalsamare. Quando morì 36enne nel 1544, la testa del padre fu sepolto nella tomba della figlia. Pio XI santificò John Fischer e Tommaso Moro il 19 Maggio 1935.

AGOSTO

« Tesoro, non riesco a dormire, vado in bagno a leggere un po'. »

alla compagna; 16.08.1977 07:30 circa

Elvis Aron Presley (The Pelvis, The King) cantante, chitarrista e attore

A. Tupelo ¦306 Old Satillo Road; oggi 306 Elvis Presley Drive¦ (contea di Lee) [Mississippi], 08.01.1935 04:35

Ω. contea di Shelby ¦Graceland’¦—Memphis [Tennessee], 16.08.1977 10:30?

 aritmia cardiaca (infarto?), ipertensione [leggi qui]  link

Il 30 Dicembre 1971 Priscilla lasciò Graceland, un paio di mesi dopo chiese la separazione dal marito Elvis Presley che aveva sposato il 1° Maggio 1967. Dalla loro unione il 1° Febbraio 1969 era nata Lisa Marie. Priscilla ottenne il divorzio il 9 Ottobre 1973; nonostante la buona amicizia mantenuta con l'ex moglie, Elvis entrò in un acuto periodo depressivo. Così iniziò a far uso di barbiturici, tranquillanti, anfetamine, antidolorifici oltre ai soliti eccitanti, alcool e cocaina. Per di più si diede ad un'alimentazione disordinata che "rimediava" con diete drastiche. Dal 15 Ottobre 1973 per un mese e mezzo fu ricoverato al Baptist Memorial Hospital di Memphis per ipertensione. Nel 1975 ci furono due ricoveri: dal 28 Gennaio al 15 Febbraio e dal 21 Agosto al 5 Settembre, rispettivamente per ipertensione e ostruzione del colon. Nel 1976 Ginger Alden entrò nell'entourage di Presley e divenne la sua fidanzata. Dal 1° al 6 Aprile 1977 Elvis fu nuovamente ricoverato al Baptist Memorial Hospital per gastroenterite ed una leggera anemia. Il 26 Giugno si esibì al Market Square Arena di Indianapolis davanti a 16.500 persone. In quell'anno aveva tenuto molti concerti; questo perchè il suo manager, il ‘Colonello′ Tom Parker, voleva recuperare le date (e gli incassi) persi in precedenza. Il tour sarebbe ripreso il 17 Agosto a Portland nel Maine per finire il 28 a Memphis; ma già per Settembre erano previste ben cinque date. Alle 22:30 del 15 Agosto avendo il mal di denti andò insieme alla fidanzata Ginger Alden dal suo dentista. I due tornarono a Graceland alle 00:28 del 16; Elvis fu fotografato alla guida dell'auto. Alle 02:15 telefonò al suo dottore, George Constantine Nichopoulos, per un analgesico visto che i denti gli facevano di nuovo male. Gli prescrisse il Daulid poi ritirato da Rick Stanely alla farmacia del vicino ospedale. Alle 4 non riuscendo a dormire telefonò al cugino per fare una partita di racquetball; poi suonò dei gospel al pianoforte. Verso le sei si ritirò in camera con la fidanzata; ma non riuscendo a dormire prese dei sonniferi alle 7 e alle 8... Ma non servì; anzi gli si presentarono dei dolori alla pancia dovuti alla costipazione di cui soffriva da tempo (nel 1975 fu addirittura ricoverato in ospedale). Verso le 9 lasciò la camera, disse a Ginger semi-addormentata che andava in bagno; però prima lasciò un biglietto per il suo fotografo. Alle 13:30-14 Ginger Alden si svegliò; la ragazza non lo trovò accanto nel letto, ma non si preoccupò più di tanto. Andò in un altro bagno a truccarsi e poi cercò Elvis; bussò alla porta e non ottenendo risposta entrò: il ‘Re′ era riverso in <<posizione fetale>> sul pavimento; aveva i calzoni del pigiama abbassati; il viso era sprofondato in una pozza di vomito che aveva impregnato il tappetino di lana. Ormai era cianotico, incosciente, con gli occhi fuori dalla orbite e non respirava più; anzi sembrava iniziato il processo di rigor mortis. Subito accorse, alcune persone dello staff girarono il corpo lo portarono fuori dal bagno. La figlia Lisa Marie fu tenuta nella sua stanza per non fargli vedere la scena. Non fu possibile iniziare la rianimazione cardio-polmonare perchè il corpo, ormai freddo e rigido, aveva la bocca serrata. Alle 14:33 l'unità 6 di soccorso arrivò a Graceland; i paramedici lo trasportarono al Baptist Memorial Hospital. Quando arrivò al pronto soccorso, alle 14:48, fu dichiarato DOA [Dead on Arrival, ‘‘morto all'arrivo’’]. Venne comunque tentata una rianimazione, ovviamente inutile; alle 14:56 ne fu certificata la morte. Il medico legale che arrivò a Graceland notò con disappunto che era stato tutto ripulito: il bagno e sopratutto le tante medicine sparse per la casa. L'autopsia si svolse dalle 19 della sera stessa nell'obitorio dell'ospedale. Il cuore e le coronarie sembravano quelle di un ottantenne, il peso era 160 kg (per un'altezza 184 cm); nel sangue c'erano almeno quattordici farmaci diversi (di cui dieci oltre i livelli terapeutici e almeno tre al limite della tossicità). I polmoni non avevano tracce di liquido da edema (il tipico segno di un'overdose); il colon era ostruito, e per di più appariva ingrossato sei volte rispetto alla norma. Ciò era dovuta al regime alimentare sconsiderato degli ultimi anni: cibo spazzatura, panini imbottiti per una quantità di calorie stimate in 100.000 il giorno! In particolare, i "panini" erano filoni di pane francese lunghi 30 cm con tre strati di burro d'arachide, banana a spicchi e bacon croccante ¦ricetta¦! Secondo altre fonti, al posto della banana ci metteva l'uvetta per avere così il “Fool's Good” (piatto inventato a Denver che Elvis "scoprì" nel Febbraio 1976 arrivando in Colorado in aereo solo per mangiarlo, visto che ne avevano parlato a Graceland!). Di queste sleppe, ne mangiava due la sera una dopo l'altra... La causa del decesso fu attribuita ad aritmia cardiaca che unita all'ipertensione aveva provocato un fatale arresto. Queste informazioni furono rilasciate durante una conferenza stampa — ad autopsia ancora in corso — a cui parteciparono il primario patologo dell'ospedale, il dottor Nichopoulos, il coroner della contea di Shelby (competente per la zona dove sorge Graceland). Vernon Elvis Presley, poi scomparso il 26 Giugno 1979 per un infarto, ha disposto di non rendere pubblici i particolari dell'autopsia fino al 2015. Per mettere a tacere le voci che vogliono Elvis ancora vivo, magari in qualche isola tropicale, è bene ricordare che il cervello e il cuore estratti durante l'autopsia sono ancora conservati al Baptist Memorial Hospital. Albert Goldman nel 1991 pubblicò una biografia (“Elvis: The last 24 Hours”) dove ipotizzava il suicidio. Il dottor George Constantine Nichopoulos (il ‘dottor Nick’) nel solo 1977 aveva prescritto ad Elvis oltre diecimila pillole: anfetamine, barbiturici, narcotici, sonniferi, lassativi ed ormoni. A sua difesa dichiarò di aver tentato invano di ridurre la dipendenza di Elvis dai farmaci, anche ricorrendo ai placebo. Nichopoulos (nato nel 1927) è ancora vivo, fa il consulente per una compagnia di assicurazioni; nel 1995 è stato radiato dall'ordine per aver prescritto farmaci in esubero a Jerry Lee Lewis. Il ‘Colonello′ Tom Parker, nato Andreas Cornelis (Dries) van Kuijk a Breda in Olanda, è morto a Las Vegas il 21 Gennaio 1997 per un ictus all'età di 87 anni.

SETTEMBRE

Non posso fare altrimenti. La morte è la sola assoluzione.”

dall'ultima lettera spedita al figlio Uwe

ILSE KöHLER (Die Hexe von Buchenwald , ‘‘La strega di Buchenwald’’)

ex capo supervisore (Oberaufseherin) nel reparto femminile del lager di Buchenwald

A. Dresda [allora Impero tedesco], 22.09.1906

Ω. Aichach ¦prigione femminile¦ [allora Repubblica Federale Tedesca], 01/02.09.1967

 suicidio per impiccagione 

Ilse Köhler entrò nel NSDAP nell'Aprile 1932 e ricevette la tessera 1.130.836. Nel 1930 Karl Otto Koch entrò nel NSDAP, un anno dopo nelle SS. L'allora signorina Köhler lavorava come bibliotecaria e frequentava, anche intimamente, uomini delle SS e SA. Nel 1934 conobbe Koch allora comandante del KZ (lager) di Hohnstein; i due si sposarono il 25 Maggio 1937. In estate ad otto km dalla città di Weimar su una collina boscosa fu costruito il campo di concentramento di Buchenwald. Dal legname della vicina foresta di Ettesberg, circa 300 detenuti politici e criminali comuni costruirono le prime baracche. Al termine dei lavori il campo ne avrà una cinquantina con l'aggiunta di forni crematori. Koch fu nominato comandante di Buchenwald il 1° Agosto 1937. Poco dopo assegnò alla moglie la carica di Aufseherin (sorvegliante). La donna si guadagnò il suo lugubre soprannome sia per la crudeltà verso i prigionieri, che per le relazioni sessuali con le guardie ed il medico del campo Waldemar Hoven. Verso il 1941 la signora Koch fu promossa Oberaufseherin (capo sorvegliante) del reparto femminile. Inutile dire che la sua crudeltà e sadismo continuarono. Nel Settembre 1941 Koch, ormai Standartenführer (colonnello), fu nominato comandante dell'allora campo di prigionia di Majdanek (situato a 3 km da Lublino nel sobborgo di Majdan Tatarski). Il 14 Luglio 1942 centotrenta prigionieri sovietici scapparono da Majdanek, ottantasei non furono ripresi. Il 31 Agosto Koch fu posto in "vacanza": praticamente il comandante supremo delle SS Heinrich Himmler l'aveva messo da parte. Intanto Georg Konrad Morgen — comandante della RKPA — fu inviato a Buchenwald. Il compito di Morgen era quello di indagare sui crimini finanziari, disciplinari e sulle infrazioni al codice d'onore da parte delle SS. Così uscirono i retroscena dell'ex comandante: assassini ingiustificati dei deportati e sopratutto peculato (non meno di centomila marchi sottratti al Reich). Dopo sei mesi di indagini Morgen portò le prove al capo della RKPA, Arthur Nebe. A quel punto si attivò un inaspettato ed inesorabile procedimento: il fascicolo, dal capo della Gestapo Heinrich Müller, passò a Ernst Kaltenbrunner (che guidava il RSHA). Nel Febbraio 1943 l'indagini di Morgen furono prorogate per altri sei mesi. Il 24 Agosto scattò l'arresto dei due coniugi ad opera della Gestapo con le seguenti accuse: falso, cattiva gestione, malversazione, insubordinazione. Il processo presso il tribunale supremo del partito a Monaco iniziò a Settembre; alla decima udienza l'accusa fece le sue richieste: pena di morte per l'ex comandante, cinque anni per la moglie. Le sentenze furono rispettivamente di condanna a morte mediante fucilazione e proscioglimento. L'ex SS rimase nella prigione della Gestapo di Weimar, l'ex sorvegliante poté andarsene dalla sua famiglia a Ludwigsburg. Il dottor Waldemar Hoven fu arrestato perché aveva avvelenato delle SS testimoni dell'accusa al processo di  Koch. Il presidente del tribunale Morgen sentenziò anche per lui la condanna a morte. Un plotone di esecuzione fucilò Koch a Monaco il 5 Aprile 1945, una settimana prima che gli americani liberassero la città. L'11 Aprile la Sesta divisione corazzata della terza armata Usa liberò Buchenwald. Il 30 Giugno 1945 Ilse Koch venne arrestata dall'autorità americane. Morgen durante il processo di Norimberga si rifiutò di testimoniargli contro: sebbene fosse convinto della sua colpevolezza, non aveva prove che la donna avesse commesso crimini. L'11 Aprile 1947 a Dachau il tribunale americano militare aprì il processo contro Hermann Pister (comandante di Buchenwald dal '42 al '45), Ilse Köhler e altre 29 persone. Fra le tante accuse mosse all'ex sorvegliante c'erano alcune al limite del raccapricciante e della necrofilia: tatuaggi dei prigionieri usati per farne dei paralampada, teschi ad ornamento della tavola, saponette fabbricate con il grasso dei cadaveri, teste mummificate. La donna, allora 41enne, annunciò alla corte che era in stato interessante! In teoria non doveva esserlo perché reclusa in isolamento; l'uniche persone che "frequentava" erano i militari americani. Quasi sicuramente questa gravidanza fu cercata per evitare un'eventuale condanna alla pena capitale. Intanto Waldemar Hoven, dopo 18 mesi in prigione a Buchenwald, era stato amnistiato perché servivano medici. Ma l'uomo venne arrestato e poi giudicato dal Tribunale Internazionale Militare di Norimberga nel cosiddetto "Processo ai dottori". L'accuse di sadismo e omicidio a carico di Ilse Koch furono facilmente provate; invece per quelle "necrofile" non bastarono due teste mummificate e lembi di pelle. Si dice che questi orripilanti campioni fossero stati trovati dagli americani alla liberazione di Buchenwald. Analisi successive però accertarono la loro natura non umana. Il 14 Agosto 1947 a Ilse Koch venne inflitto il carcere a vita; ventidue imputati invece furono condannati a morte (di questi otto furono "graziati"). Il 20 Agosto il TMI decretò la pena di morte a Hoven per aver commesso crimini di guerra, contro l'umanità ed essere un membro di un'organizzazione criminale. Il 29 Ottobre 1947 la Koch partorì un bambino al quale diede il nome di Uwe. Il 2 Giugno 1948 Waldemar Hoven fu impiccato nella prigione di Landsberg in Baviera. Il 14 Ottobre 1948 Lucius D. Clay — Comandante in capo delle forze americane in Europa e governatore militare della zona d'occupazione americana in Germania — decise di commutare l'ergastolo in quattro anni di carcere <<perché non erano state fornite prove evidenti>>. Alla donna gli furono concessi anche gli arresti domiciliari! Il 18 Ottobre un sottocomitato del Senato degli Stati Uniti iniziò un'indagine sulla vicenda. Nel Maggio 1949 Clay si dimise dopo aver terminato di gestire il ‘blocco di Berlino’. Ritiratosi dall'esercito, entrò in politica e servì vari Presidenti. Viste le proteste scatenate dalla sua liberazione, Ilse Koch fu nuovamente arrestata il 17 Ottobre 1949. Una corte tedesca la processò per 135 casi d'omicidio; il 15 Ottobre 1951 beccò l'ergastolo. La mattina del 2 Settembre 1967 Ilse Koch venne trovata impiccata nella sua cella della prigione femminile di Aichach in Baviera. La donna lasciò una lettera di addio al figlio di cui se ne sono perse le tracce. Lucius Dubignon Clay morì a Chatham (Massachusetts) il 16 Aprile 1978 all'età di 81 anni. Georg Konrad Morgen dopo la guerra continuò la sua carriera legale (era stato giudice a Stettino in Polonia). È morto a Francoforte sul Meno il 19 Gennaio 1979 all'età di 70 anni.

OTTOBRE

« Signore, non abbandonarmi! »

frase pronunciata ai piedi del patibolo

Jacques Fesch

A. Saint-Germain-en-Laye, 06.04.1930

Ω. Parigi ¦carcere La Santé¦, 01.10.1957 alba

 esecuzione di una sentenza capitale; ghigliottinato  link

Jacques Fesch dopo un matrimonio fallito, da cui ebbe una figlia, si trovò senza un lavoro, osteggiato dai suoi genitori e senza soldi. Il suo sogno di d'evasione era quello di comprarsi una barca e fuggire nel Pacifico. Il mattino del 25 Febbraio 1954 entrò nel negozio di un cambiavalute in rue Vivenne 39 a Parigi ed ordinò 2,5 milioni di franchi in oro. Il titolare, Alexandre Silberstein, conoscendo il padre del ragazzo come persona facoltosa accettò. Nel tardo pomeriggio Fesch tornò con due complici, era armato della rivoltella prelevata da casa di suo padre. Quando Silberstein stava aprendo la cassaforte, Fesch lo colpì alla testa con il calcio della pistola; a quel punto partì un colpo che lo ferì alla mano. Spaventato, arraffò 300.000 franchi e scappò perdendo i suoi occhiali da miope. Intanto l'urla dell'anziano cambiavalute avevano richiamato l'attenzione di alcuni passanti. I complici per distogliere l'attenzione fornirono la descrizione del rapinatore. Fesch nel panico, ferito, praticamente cieco, salì al quinto piano di un caseggiato aspettando che la situazione si calmasse. Pochi minuti dopo ridiscese in strada, ma un passante lo riconobbe indicandolo ad un poliziotto, il 35enne Jean Vergne. Questi intimò il mani in alto, Fesch si girò e dalla tasca dell'impermeabile sparò un colpo che a causa dell'elevata altezza del rapinatore e della bassa statura del poliziotto risultò fatale: prese Vergne al cuore e lo fece stramazzare al suolo. Nella fuga sparò altri colpi che fortunatamente andarono a vuoto; infine fu ammanettato dagli altri poliziotti. Fesch venne subito portato alla commissariato di Richelieu-Drouot, vicino alla fermata della metropolitana. Lì ebbe uno scatto e ferì un poliziotto e per questo fu pestato a sangue; infine venne trasferito al carcere cittadino La Santé. In attesa del processo Fesch rimase in cella per oltre due anni; in questo periodo lesse tantissimi libri e si adattò alla rigida vita carceraria. In una notte di Febbraio 1955 ritrovò la fede e da allora organizzò la sua vita in cella fra letture, preghiere, riflessioni che riportava ogni giorno sul diario che sarà pubblicato nel 1982 (“Giornale intimo”); pubblicherà in seguito anche “Cella 18”. Il 3 Aprile 1957 si aprì presso la Corte d'assise di Parigi il processo dove doveva rispondere di rapina a mano armata, violenza e sopratutto omicidio. L'avvocato Baudet chiamò a testimoniare il signor Fesch per dimostrare le difficili condizioni nell'infanzia e nell'adolescenza del figlio. La madre non poteva essere presente perché deceduta il 7 Giugno 1956. La testimonianza del padre fu inutile, anzi controproducente: l'uomo si presentò ubriaco; Jacques, presente in aula, espresse rimorso per quanto compiuto. La sentenza fu MORTE per ghigliottinamento. Il suo avvocato fu ricevuto dal Presidente della Repubblica che rimase commosso dalla storia della conversione di Fesch; però non concesse la grazia. Il 25 Settembre il condannato poté incontrare i famigliari; secondo la prassi, la data dell'esecuzione sarebbe stata comunicata solo la sera precedente. Il 26 arrivò la decisione del Consiglio superiore della magistratura: ESECUZIONE CONFERMATA. Il 30 fu celebrato il matrimonio religioso con la moglie che aveva sposato con rito civile nel 1951. In serata Baudet disse al suo assistito che l'esecuzione era fissata per l'indomani all'alba. Alle 05:30 del 1° Ottobre, quando il boia André Obrecht si presentò, Fesch era in preghiera davanti al letto rifatto. Alle 05:35 circa entrò nella sala dell'esecuzione insieme all'avvocato. Volle poter baciare il crocifisso e lo fece piangendo e chiedendo perdono; tutti i presenti, circa una cinquantina di persone, rimasero scossi dal suo comportamento. Qualche minuto dopo la ghigliottina gli recise la testa. Questa esecuzione dovrebbe essere stata la 340ª dall'08.03.1900 [vedi lista non esaustiva]. Per eccezionale concessione del presidente Coty il corpo fu restituito alla famiglia. L'11 Aprile 1958 furono celebrati i funerali nella parrocchia di Saint Germain dove Jacques era stato battezzato. La salma fu poi trasferita nella tomba dei suoceri. A causa della grave situazione in Algeria, Coty consegnò i poteri presidenziali a De Gaulle l'08.01.1959. René-Jules-Gustave Coty morì a Le Havre il 22.11.1962 all'età di 80 anni. Dopo l'esecuzioni di Fesch aveva negato la grazia ad altri sei condannati. André Obrecht — che aveva ufficialmente iniziato la sua "mansione" il 01.11.1951 — eseguì l'ultima esecuzione il 28 Luglio 1976; già ammalato del morbo di Parkinson rassegnò le dimissioni il successivo 29 Settembre. La ghigliottina fu usata l'ultima volta il 10.09.1977 nel carcere di Marsiglia per decapitare Hamida Djandoubi, reo di torture e omicidio. Il 9 Ottobre 1981 fu promulgata la legge che aboliva la pena di morte; la Francia sarà l'ultimo paese dell'Europa occidentale a farlo. Obrecht trascorse il resto della vita fra Parigi e Nizza, dove morì il 30 Luglio 1985 all'età di quasi 86 anni. Il penultimo boia — l'ultimo sarà suo nipote Marcel Chevalier — dal 1921 aveva preso parte a 322 esecuzioni e ne fu l'"esecutore" in 81 di queste. Il 10 Giugno 1987 Pietro Brocardo e Raimondo Loss inviarono al Vaticano la domanda per la causa di beatificazione di Jacques Fesch. Il cardinale di Parigi Jean Marie Lustiger il 21 Settembre 1987 aprì l'inchiesta diocesana. L'11 Febbraio 2005 il porporato si ritirò dalla sede arcivescovile di Parigi. Ammalatosi di cancro al polmone si è spento in una clinica di Parigi il 5 Agosto 2007 all'età di 80 anni.

NOVEMBRE

« Lo sapevo. Lo sapevo. Nacqui in una stanza d'albergo e — maledizione — muoio in una stanza d'albergo. »

Eugene Gladstone O'Neill

drammaturgo {premio Nobel© per la letteratura 1936}

A. New York—Broadway ¦The Barrett House¦, 16.10.1888

Ω. Boston ¦hotel Sheraton · stanza 401¦, 27.11.1953

 atrofia cerebellare corticale/atassia idiopatica ad esordio tardivo  link

DICEMBRE

« Che cosa ho in faccia? »

subito dopo l'incidente; 06.12.2007 00:53

GIUSEPPE DE MASI (‘Mase’)

operaio siderurgico alla ThyssenKrupp di Torino

A. Torino, 18.03.1981

Ω. Torino ¦reparto grandi ustionati CTO¦, 30.12.2007 13:34

 arresto cardiocircolatorio; stato settico e polmonite bilaterale da ustioni

 

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